"C’è chi non ha agito per il bene del Paese"

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Andrea

Rossi*

La classe dirigente politica porta con sé una responsabilità immensa, che è quella di avere sempre chiaro quale è l’interesse del Paese nelle sue varie articolazioni: dalle imprese alle famiglie, dalle fasce sociali più deboli passando per le tante realtà che in questi anni hanno sofferto a causa di una situazione straordinaria. Proprio come ci ha ricordato il presidente Mattarella, nel ribadire la necessità di una guida del Paese da parte di Mario Draghi, l’Italia si trova ad affrontare un’emergenza pandemica, sociale ed economica. Vi sono stati diversi appelli nei giorni precedenti alla caduta del governo, giunti da mondi variegati, quali quelli economici, del terzo settore, dei medici e degli infermieri, degli oltre duemila sindaci italiani, senza distinzione di appartenenza politica. Ritengo che tali appelli avrebbero dovuto trovare una risposta diversa da parte di chi, ormai in modo chiaro, ha compiuto l’irresponsabile scelta di togliere la fiducia al governo per interesse di partito, unicamente concentrati sul proprio successo elettorale rispetto al bene del Paese. Le dichiarazioni seguenti, a partire da quelle di voto, hanno dimostrato come le impronte digitali di M5S, Lega e FI, su quello che è accaduto siano evidenti. Fa male leggere commenti che mettono sullo stesso livello di responsabilità la classe politica nel suo insieme: un pensiero, questo, che allontana i cittadini da politica e istituzioni, rafforzando le forze populiste che puntano alla pancia degli elettori. Perciò chi in questo momento è sicuro della vittoria nelle elezioni del 25 settembre, eviti facili trionfalismi; anche perché, se la mobilitazione pro Draghi ha prodotto appelli e una giusta indignazione, non ritengo improbabile che, con la costruzione di un fronte repubblicano, riformista e progressista che vede nel Pd di Letta il suo perno, il risultato potrebbe riservare sorprese.

*deputato Pd