Cecilia, uccisa dall’ex un anno fa. "Lui non deve più fare altro male"

Femminicidio di via Patti a Reggio Emilia: commovente commemorazione al Parco delle Paulonie con mamma e sorella

Reggio Emilia, 21 novembre 2022 - Una cerimonia commovente, con le gerbere rosa posate sulla panchina sulle note di una canzone messicana, accanto a una gigantografia di Juana Cecilia Hazana Loayza, felice e bellissima. È passato esattamente un anno (era la notte fra il 19 e il 20 novembre 2021) dall’atroce delitto della giovane donna di origini peruviane, uccisa per mano del suo ex fidanzato e stalker, Mirko Genco, che ora si trova a processo davanti alla corte d’Assise. E ieri pomeriggio le associazioni ’Nondasola’ e ’Non Una Di Meno’ si sono ritrovate al Parco delle Paulonie in un un momento di commemorazione e di vicinanza alla mamma Dina e alla sorella Carmen.

L'iniziativa: ricordando Cecilia
L'iniziativa: ricordando Cecilia

Perché "vogliamo ricordare Cecilia insieme per avere la forza di lottare contro la violenza sulle donne", dice Dina, la mamma della vittima. "La nostra scelta vuole affermare ancora una volta in modo simbolicamente forte il nostro posizionamento a fianco di ogni donna che subisce violenza maschile, al fine di sostenere la cultura della cura e della tutela dei diritti, per la libertà di essere e di scegliere di ciascuna, per difenderne la dignità e la vita", ha affermato la presidente di Nondasola, Federica Riccò, associazione che si è costituita parte civile nel processo.

"Ho perso una figlia, ho acquistato un nipote – ha detto la mamma di Juana Cecilia, commossa –. Ho appreso dal processo che lui (Genco, ndr) si comportava così anche con altre donne. La giustizia per me è che non debba più nuocere ad altre donne". La donna ha poi ringraziato tutti ("qui non conoscevo nessuno, ma ho trovato tante persone che mi sono state vicine) e abbracciato chi era presente. Per lei, che ha scelto di vivere in Italia per crescere il nipotino, il Comune ha messo a disposizione un alloggio. Ora si sta pensando a un percorso psicologico sia per Dina sia per il figlio, per elaborare il lutto.

Alla commemorazione era presente anche l’avvocatessa Giovanna Fava, che assiste la donna come parte civile nel processo per l’omicidio della figlia. La prossima udienza sarà in primavera, dopo che sarà effettuata la perizia psichiatrica sull’imputato, per capire se fosse in grado di intendere e volere al momento del delitto.

"Assisto Dina come parte civile – spiega l’avvocatessa –. La parte civile non ha potere di parola

sulla pena; la capacità o incapacità di Genco al momento del femminicidio non cambia la gravità e l’efferatezza del suo gesto, cambia solo l’entità della pena. E purtroppo non c’è una modalità che restituisca una figlia alla madre né una mamma a suo figlio. La giustizia che non è riuscita a prevenire dovrà cercare di dare una pena commisurata alla gravità del fatto e cercare di far sì che Genco comprenda la gravità del suo operare e che non possa far male ad altre". E aggiunge: "Ogni donna uccisa, offesa, maltrattata, privata della libertà è un’ingiustizia e violazione dei diritti umani. Le norme ci sono, non servono pene più gravi, occorre dare attuazione alla convenzione di Istanbul che impone innanzitutto di prevenire e proteggere, quindi valutare rischio e adottare adeguate misure cautelari".

b. s.