
Centosette milioni di euro di perdita. Un bilancio da incubo per l’Ausl reggiana, così come per tutte le altre Ausl della Regione che devono fare i conti con i costi energetici, anche se in misura ridotta rispetto all’esercizio precedente, l’introduzione di tecnologie e farmaci salvavita ad altissimo costo, il livello di inflazione che influisce sul rialzo dei costi di beni e servizi e il persistere di alcuni costi legati alla gestione della pandemia da Covid-19.
"La perdita – scrive la Conferenza socio-sanitaria che ha approvato ieri il bilancio – è motivata, oltre che da un generalizzato aumento dei costi, dal fatto che le risorse a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario, che negli anni precedenti venivano già in parte assegnate dalla Regione alle Aziende sanitarie in sede previsionale, sono attualmente allocate a livello centrale e saranno ripartite alle Aziende prima della chiusura dei bilanci; per Reggio Emilia si tratta di circa 70 milioni che saranno a breve messi a bilancio". Ma rimangono comunque 38 milioni di euro di disavanzo.
Per questo si specifica che "l’Azienda si impegna ad adottare tutte le misure necessarie, in stretto raccordo con la Ctss e la Regione, al fine di riportare in equilibrio il risultato 2023, ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili, continuando a garantire ai cittadini le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno. L’anno 2023 vede comunque l’Azienda particolarmente impegnata per assicurare la riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, l’abbattimento delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, la progressiva attuazione del Pnrr e del Decreto Ministeriale concernente il potenziamento dell’assistenza territoriale.
"Il parere positivo espresso oggi dalla Ctss rappresenta un atto di grande responsabilità da parte di tutti gli amministratori pubblici reggiani – scrivono i sindaci del territorio – teso a salvaguardare la continuità dell’erogazione di servizi sanitari di qualità ai nostri concittadini. Al contempo, però, rinnoviamo ancora una volta il nostro grido di fortissima preoccupazione per una situazione generale ormai insostenibile, frutto di programmazioni errate sul personale e di sottofinanziamento della sanità pubblica nazionale. L’organizzazione sanitaria reggiana, per capacità e professionalità, potrebbe correre invece oggi si trova costretto a camminare, a volte addirittura ad arrancare, fintanto che il Governo non deciderà di stanziare risorse adeguate a garantire le coperture necessarie alla spesa sanitaria pubblica".
Per poi osservare che "la sanità di qualità, la ricerca, i farmaci innovativi, il curare tutti - che è quella a cui le nostre comunità sono da sempre abituate - ha i suoi costi. E se le spese energetiche e l’inflazione generale aumentano, è naturale che costi ancora di più. Il Governo non può permettersi di procrastinare all’infinito lo stanziamento di queste risorse indispensabili, lasciando i singoli territori soli nell’affrontare importanti e doverose riorganizzazioni e riforme".