Un uomo e una donna cinesi sono finiti a processo con l’accusa di sfruttamento della prostituzione aggravata (verso più donne) in un centro massaggi che gestivano a Rubiera. All’esito del primo grado di giudizio, il collegio presieduto da Cristina Beretti, a latere Silvia Semprini e Luigi Tirone, li ha entrambi assolti. Lui, Falei Cheng, 47enne, difeso dall’avvocato Maurizio Attolini, era il titolare, presente durante l’udienza finale; lei, Jianjun Chen, 49 anni, era la responsabile e direttrice, difesa dagli avvocati Lucia Larocca e Mario Di Frenna. Secondo la ricostruzione investigativa, il centro benessere ‘Tuina’, in via Emilia Ovest 501 a Rubiera, era in realtà una casa di prostituzione, amministrata in concorso dalla coppia, dove diverse cinesi avrebbero ricevuto gli uomini.
Nel novembre 2016 la squadra mobile, all’esito di alcuni servizi di osservazione, chiuse la struttura, anche alla luce delle c conferme avute dai clienti. Durante il dibattimento è stata sentita come testimone una donna che, secondo l’ipotesi di accusa, avrebbe esercitato lì il mestiere più antico del mondo. In realtà lei ha detto di essere stata in quel centro non più di due ore e di non aver mai lavorato lì. Ha anche negato di conoscere la presunta maitresse. Le difese hanno chiesto l’assoluzione sostenendo che non vi fosse prova dell’illecita attività di sfruttamento contestata: la loro domanda è stata accolta dalla Corte.
al.cod.