
"Vogliamo rompere la letargia sociale, il disagio deve trovare un canale giusto e democratico per esprimersi altrimenti rischia di diventare qualunquista e pericoloso".
Cristian Sesena, segretario provinciale della Cgil, spiega così la manifestazione nazionale indetta per il 7 ottobre a Roma. "A Reggio in questi due mesi faremo più di 1.500 assemblee con i lavoratori, saremo davanti alle mense e agli ospedali e nei mercati di ogni città, per attuare la nostra idea di sindacato di strada. Chiederemo anche la disponibilità per uno sciopero generale, probabilmente a novembre. Intanto, sabato porteremo nella capitale circa duemila reggiani, con 15 pullman e 350 posti in treno". Saranno circa 100 le associazioni schierate, con un contenitore fondamentale: "La Costituzione, la sua difesa e la sua applicazione".
Sesena segnala due problemi prioritari: "L’inflazione, aggredita al sintomo e non all’origine ad esempio tassando gli extraprofitti e combattendo l’evasione; e poi l’emergenza redditi, gravissima, sono fermi da 30 anni fa e del salario minimo non si parla più. Il governo dovrebbe giocare un ruolo nel rinnovo dei contratti collettivi, 7.5 milioni di lavoratori lo aspettano e i primi sono proprio i dipendenti pubblici: è la Costituzione a stabilire il diritto a una retribuzione equa".
Anche il diritto alla salute è fondamentale, invece "5 milioni di italiani hanno smesso di curarsi. Il modello emiliano-romagnolo con larga priorità al pubblico è sotto attacco: il privato non è più un’opzione per pochi ma l’unica strada per tanti e chi non se lo può permettere non trova più risposte". Il problema più grave è la mancanza di personale, per cui servirebbero "progetti a lungo termine" ma anche, secondo Sesena, incentivi all’arrivo di medici, infermieri e Oss dal resto di Italia e del mondo. La Cgil porta avanti altre battaglie storiche come la riforma del fisco, il contrasto alla guerra e il superamento della legge Fornero per le pensioni. La scuola è un altro settore critico, secondo il sindacato: "La precarietà è ancora alle stelle, il contratto rinnovato a luglio è lo stesso del triennio precedente e bisognerebbe ripensare i bisogni della città: Reggio è all’avanguardia per le scuole dell’infanzia, ma i bambini non ci sono più. Ad esempio mancano completamente gli affitti e i servizi per gli universitari". Anzi, "la Reggio delle persone 2.0 te la immagini con i capelli grigi. I nonni sono un’urgenza esponenzialmente maggiore rispetto ai bambini, le case di riposo comunali non hanno posto e per caregiver e famiglie che non si possono permettere due badanti o 3mila euro al mese questo è un vero dramma". Il trasporto pubblico locale è stato colpito da molti scioperi: "Le multiutility a partecipazione pubblica oggi agiscono troppo spesso come corpi estranei e le pubbliche amministrazioni non hanno più capacità d’intervento. In provincia abbiamo visto situazioni al limite della legalità, con appalti impossibili per garantire il servizio. I conducenti sono pagati troppo poco e il trasporto pubblico locale viene oggi visto come una residualità, non una leva strategica su cui puntare". Insomma, anche una realtà fortunata come Reggio intravede delle crepe: "Il nostro meglio - dice Sesena - diventa meno meglio, ma ci sono situazioni su cui ad esempio l’autonomia differenziata esploderebbe come una bomba irreversibile, creando una spaccatura non fra Nord e Sud, ma fra ricchi e poveri".
Tommaso Vezzani