"Chiediamoci quanto costa e chi paga"

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Davide

Massarini *

Il ’nodo’ POS, per il quale è in corso un’interlocuzione con la Commissione europea sulla revisione dell’obbligo per gli esercenti, ha in questi giorni acceso il dibattito sull’opportunità o meno di abbandonare i contanti per i pagamenti. Nella maggior parte dei casi il tema è stato posto senza farsi una domanda imprescindibile: quanto costa? E chi paga? Noi non siamo contrari a perseguire l’obiettivo di maggiore diffusione dei mezzi di pagamento elettronici, per ragioni di tracciabilità e sicurezza. L’urgenza però é quella di ridurre le commissioni previste per l’utilizzo della moneta elettronica sia per gli acquirenti che per i commercianti, perché questo processo evolutivo dei mercati non dovrebbe avvenire a spese di quest’ultimi. Abbiamo sempre sostenuto che i micro pagamenti (quelli ad esempio al di sotto di 30 euro) dovessero essere esenti da commissioni a carico delle imprese del commercio, in quanto in particolare in alcuni settori le marginalità sono talmente rosicate da rendere antieconomico l’accettazione del pagamento con carte o bancomat. In attesa quindi di un auspicabile intervento sulle commissioni bancarie, l’utilizzo dei contanti sotto certe cifre tutela quanto sopra citato oltre che i più anziani e le fasce più fragili che non sempre dispongono nemmeno di un cc bancario. Più che un ritorno al passato, un ritorno al presente. Ricordo che strumenti a carico degli esercenti come la lotteria degli scontrini non hanno portato il contributo auspicato alla lotta all’evasione. Infine a chi ha colto la palla al balzo per la retrograda accusa che etichetta i commercianti come evasori, ricordo come nella vendita al dettaglio si stimi un 10% di evasione fiscale. Dunque sarebbe opportuno spostare l’attenzione all’altro 90% e a tutti quei nuovi mercati la cui maggiore regolamentazione sarebbe garanzia di maggiore equità.Vogliamo eliminare il contante e lottare contro l’evasione? Tutti d’accordo, ma non a spese dei professionisti, delle imprese e delle fasce più fragili.

* Confcommercio