Chirurgie a regime, c’è bisogno di sangue

Il lockdown aveva rallentato gli impieghi. Santachiara (Avis): "Ora sta aumentando la raccolta, ogni giorno abbiamo nuovi aspiranti donatori"

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Anche il sistema delle donazioni di sangue continua ad adeguarsi ai ritmi dettati dalla pandemia.

A spiegare in che misura e con quali sforzi sono la dottoressa Annalisa Santachiara, responsabile del centro di raccolta Avis di Reggio, e Roberto Baricchi, direttore della medicina trasfusionle Ausl.

Le donazioni durante la pandemia. "Oltre che per le malattie croniche, Il sangue non serve solo per gli interventi chirurgici - spiega la dottoressa Santachiara - ma anche in conseguenza a dei traumi, come per esempio un incidente stradale".

E’ evidente quindi che, con l’aumento delle restrizioni e quasi tutta la popolazione chiusa in casa, certi episodi sono diminuiti e così anche l’esigenza di donazioni, per poi tornare a farsi sentire in corrispondenza delle riaperture.

"Va detto anche - puntualizza il dottor Baricchi - che il sangue donato ha una sopravvivenza di 42 giorni, dopo i quali va buttato via. Nei mesi di lockdown, in accordo con l’Avis, abbiamo ridotto la quantità di sangue donato per evitare degli sprechi. Questa collaborazione in sinergia ha dato risultati molto buoni".

In alcune circostanze, certe decisioni sono state imposte dalla necessità di contenere i contagi: "A livello provinciale - spiega la responsabile Avis - abbiamo 24 punti di raccolta, cui si aggiungono la Casa del Dono a Reggio e i centri dell’ospedale di Scandiano e Castelnovo Monti. Queste ultime due strutture erano ospedali Covid nei momenti più critici della pandemia, quindi i centri sono rimasti chiusi, una fetta di riduzione arriva anche da lì".

La ripresa, quasi a regime. "Adesso ci stiamo riassestando sui valori pre-Covid - prosegue il direttore -. Le sale operatorie stanno lentamente riaprendo e l’attività chirurgica definisce una quota di trasfusioni pari al 30% del totale raccolto. Al momento ci è stata data indicazione di aumentare le donazioni del 20% rispetto a quanto fatto durante il periodo pandemico". "Di mese in mese continuiamo a crescere - aggiunge la dottoressa Santachiara -. Ogni giorno inseriamo nuovi aspiranti donatori, perché procedano agli esami di idoneità. A fine maggio 2021, rispetto allo stesso periodo nel 2020, c’è stato un aumento complessivo del 17% di sangue, quindi 1200 sacche in più, oltre a un 15%, quindi 500 sacche, di plasma".

Timore iniziale, poi grande adesione.

"Nella fase iniziale dell’epidemia c’era più paura di contrarre il virus nei centri prelievi, le donazioni sono calate anche per questo motivo - racconta Santachiara -. Poi invece, piano piano, c’è stato l’effetto opposto. Verso metà dell’anno scorso sono aumentate anche le richieste di chi voleva diventare nuovo donatore, al contempo ci trovavamo a dover ridurre le chiamate per non avere eccessi".

"I donatori hanno risposto in un modo eccezionale - commenta Baricchi - anche nei giorni più bui del lockdown. Non dimenticherò mai la loro disponibilità. Dal canto nostro, possiamo dire che le misure per contenere i contagi nei centri di raccolta hanno funzionato, non ci siamo mai fermati e non era per nulla scontato. Insieme ad Avis abbiamo mandato avanti un’operazione di riorganizzazione complessa, tra distanziamenti e donazioni su prenotazione, che però ha dato risultati eccezionali".

Le vaccinazioni a donatori e volontari.

Una recente interrogazione del consigliere Giancarlo Tagliaferri (FdI) in assemblea legislativa regionale ha sollevato la questione delle vaccinazioni ai donatori, che durante la campagna non hanno avuto la priorità come altre categorie. Ormai entro il 18 giugno, a prescindere, il piano regionale è quello di far prenotare tutte le fasce d’età, ma il punto sulla mancata priorità secondo la dottoressa Santachiara resta.

"Purtroppo non è stata messa in piedi un’organizzazione apposita - riferisce -. Non ci sono stati chiesti gli elenchi, insomma, dei nostri iscritti e da loro abbiamo ricevuto molte lamentele per questo. Dal canto mio penso che siano una categoria molto importante, lo stesso vale per i volontari che gestiscono i punti di raccolta. E’ vero, incontrano i donatori, che devono essere persone in buona salute, ma sono sono sempre a contatto con il pubblico, alla pari di altri volontari di associazioni che hanno avuto la priorità".

Giulia Beneventi