"Ci ha messo tanto tempo a parlare"

Maria Vaccaro, figlia e sorella di due delle vittime, commenta le dichiarazioni della moglie del terrorista Bellini

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di Alessandra Codeluppi

"Avremmo avuto bisogno anche prima del contributo dell’ex moglie di Paolo Bellini: ci ha messo molto tempo, prima di decidere di parlare. Ma meglio tardi che mai".

Commenta così Lucia Vaccaro, arcetana parente di due vittime della bomba piazzata alla stazione di Bologna, le parole dette al Carlino da Maurizia Bonini, ex consorte del killer reggiano che in aprile è stato condannato in primo grado all’ergastolo per concorso in strage.

Il 2 agosto 1982 Vaccaro perse a Bologna la madre di 46 anni Eleonora Geraci e il fratello 24enne Vittorio.

Durante la cerimonia di commemorazione Paolo Bolognesi, presidente dell’associazuone Vittime della strage, ha rivolto, tra gli altri, un ringraziamento "ai familiari di Bellini, che sono andati in aula a dire la verità mettendo in discussione la propria vita".

Un pensiero che Bonini ha mostrato di apprezzare: "Ringrazio Bolognesi per le sue parole - ha detto interpellata dal Carlino -. Io ho fatto ciò che sentivo giusto fare. Dobbiamo andare avanti su questa strada".

La donna ha riconosciuto l’ex marito in un video girato quel giorno a Bologna da un turista straniero.

E poi ha smentito un alibi da lei stessa fornito: dapprima aveva sostenuto che alle 9 il marito fosse con lei a Rimini, in partenza per il Tonale; poi ha cambiato versione dicendo che lui arrivò nella città romagnola solo più tardi, verso l’ora di pranzo.

"Sono d’accordo sul fatto che Bolognesi l’abbia ringraziata, perché la sua è stata una testimonianza importante. Capisco che lei fosse sotto minaccia: non conosco la signora, avrà avuto le sue motivazioni. Noi avremmo avuto bisogno delle sue parole anche prima".

Dopo il processo di primo grado, "l’impressione - prosegue Vaccaro - è che siamo più vicini alla svolta. Tutto ciò ci gratifica di tanti anni di lotte".

Anche se non è finita: mancano altri due scalini giudiziari e serpeggia sempre la paura che qualche pezzo di verità finisca insabbiato.

"Noi dobbiamo comunque avere fiducia, altrimenti non andiamo avanti. È tragico il fatto che io quel giorno avevo 18 anni, mentre ora ne ho 60 e ho superato di gran lunga l’età che aveva mia madre allora".

Dal dolore e dal ricordo non si trova pace, e la sete di giustizia non si è mai spenta: "Quel giorno - mormora Vaccaro - non hanno ucciso 85 persone, ne hanno uccise molti di più".

Parenti che, come lei, hanno sentito morire una parte di sé insieme ai propri cari. E si sono sentite ammazzate dentro anche da chi doveva proteggerle, cioè lo Stato: "Ancora restano tanti punti oscuri, come il ruolo di apparati di alto livello". In tutti questi anni hanno dato consolazione e forza "la vicinanza di tutti i sindaci di Bologna, fino a Matteo Lepore che ha deciso di ospitare la sede della nostra associazione dentro Palazzo D’Accursio, come se ci avesse adottati".

E poi "l’abbraccio della gente, che rimanda al 3 agosto la partenza per le ferie perché il 2 vuole essere in piazza, e applaude al nostro passaggio".