Cielo ’trafficato’: 36 lanci in contemporanea

Le ragioni dell’impatto: troppo affollamento o il sole ha disturbato la visuale? Il primo soccorritore: "Ho guardato Fabrizio negli occhi"

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Nel momento dell’incidente il cielo sopra il Campovolo era piuttosto affollato. C’erano tante vele in aria, erano stati fatti 36 lanci da due aerei: lo spazio di atterraggio era davanti all’hangar. L’intenso traffico potrebbe aver creato le condizioni per l’incidente, ma questo saranno gli inquirenti a stabilirlo. Così come potrebbe aver contribuito, come dice il direttore della Bfu Paolo Haim, il sole basso, che può aver disturbato la visuale di chi in quel momento stava scendendo. In ogni modo, precisa Haim sulla dimensione del perimetro di atterraggio (secondo alcuni un po’ ristretta rispetto al numero di paracadutisti), "non era tassativo concludere il lancio lì. Se uno avesse deciso di atterrare anche a sud della pista dell’aeroporto non ci sarebbe stato alcun problema. Saremmo andati a prenderlo". In conclusione, allarga le braccia il direttore, "non ci sono particolari considerazioni da fare, c’è da prendere a cazzotti il cielo... non ci si spiega come due paracadutisti così esperti siano potuti finire in questo modo".

Ma è tutta la Body fly University di Campovolo in lutto. Le attività ieri sono state immediatamente sospese, i volti erano scuri, si assisteva a distanza alle operazioni di rianimazione con il cuore in gola. Poi si è sparsa la voce del decesso di entrambi. "La Bfu – si legge nella nota diramata – con grandissimo dispiacere, deve annunciare che oggi, alle 10.15 circa, in occasione di un tentativo di record organizzato dall’Aeroclub di Pisa, con 32 paracadutisti e due videoman, nella fase finale di atterraggio, a circa 50 metri dal suolo, due espertissimi paracadutisti con migliaia di lanci all’attivo ed entrambi istruttori venivano in collisione". La quota estremamente bassa e la violenza dell’impatto, prosegue il comunicato, "precludevano ogni tentativo di risolvere l’avvitamento delle due vele e i due precipitavano al suolo". Sulla pagina Facebook della Bfu sono centinaia i messaggi di cordoglio, in particolare vengono espresse due parole, che sono il commiato dei paracadutisti di fronte a questi tragici eventi: ‘Cieli blu, ragazzi’.

Il primo a soccorrere Fabrizio Del Giudice è stato l’istruttore Giuseppe Lauriola che conosceva bene i due: "Ho guardato Fabrizio negli occhi pochi secondi dopo l’impatto, gli ho praticato il massaggio cardiaco fino a quando c’è stata speranza. Era un istruttore di paracadutismo molto esperto – racconta con voce rotta dall’emozione – ricordo che abbiamo fatto attività in Libano insieme per un mese, abbiamo condiviso tanti momenti. Una persona molto attiva, disponibile, capace di coinvolgere chiunque gli fosse accanto E con un amore folle per sua figlia". Giuseppe ricorda piacevolmente "quando in Libano dovevamo lanciarci insieme per formare una stella con altri istruttori, eravamo molto tesi perché ci trovavamo a soli sette chilometri dalla Siria, si vedeva Damasco: alla fine la coreografia è riuscita e siamo atterrati di fronte alle più alte cariche dell esercito libanese che applaudivano, accolti dai camerieri che ci venivano incontro con un bicchiere di vino".

Gabriele invece, anche lui istruttore, "era un free flyer, una disciplina che prevede posizioni di volo verticale, lanci tecnici e complessi che richiedono anni di allenamento. Aveva anche lui grande esperienza e tante qualifiche".

Gianpaolo Annese