
"Abbiamo chiuso un capitolo – quello della questione sicurezza alle ex Reggiane e nel quartiere di Santa Croce – e, se mi permettete, abbiamo evitato che si scrivesse un libro". Quello della mafia di matrice nigeriana che si stava radicando a Reggio. Ma ieri, è arrivato il punto finale. Quello di chiusura. A metterlo è stata la polizia di Stato ed in particolare la squadra Mobile reggiana, che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nella persona del sostituto procuratore Roberto Ceroni, coadiuvato, in quanto ‘applicato’, sul territorio reggiano anche dal Sostituto della Procura di Reggio, dottor Iacopo Berardi, ha dato esecuzione a dieci misure cautelari (foto: un arrestato) in carcere nei confronti di altrettanti cittadini nigeriani (8 eseguite, mentre 2 sono tuttora latitanti) , oltre ad aver sottoposto a perquisizione altri quindici soggetti attualmente sotto indagine. Tutti e venticinque cittadini extracomunitari, secondo le forze dell’ordine reggiani, e la Direzione Distrettuale di Bologna sono fortemente, e gravemente, indiziati del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Confraternite rivali. Addentrarsi nel dedalo dell’appartenenza alle confraternite nigeriane in territorio stranieri ma legate a doppio filo con la ‘madre patria’, non è mai facile. Ma l’impalcatura investigativa, costruita dagli uomini del dottor Battisti, ha visto contrapposti due gruppi operanti in Nigeria, ‘riprodotti’ quasi in carta carbone, qui a Reggio Emilia: la ‘Supreme Vikings Confraternity’ opposta alla ‘National Association of Air Lords’, meglio conosciuta come ‘Supreme Eye Confraternity’: "Sappiamo che queste confraternite si formano in Nigeria, all’interno del mondo universitario – spiega Battisti – e, come per un principio dei vasi comunicanti, arrivano a ‘germogliare’ anche in Italia". Con un unico collante: il cultismo. Che si esprime attraverso determinati comportamenti, vestiari di particolare colore e comportamenti particolari. "Noi ci siamo messi a studiare. Un fenomeno che, tuttavia, in Italia non era affatto nuovo. L’elemento mafioso nelle confraternite nigeriane era già emerso a Torino, con delle sentenze già passate in giudicato, ed anche a Bologna, con il gruppo ‘Maphite’, con anche due esponenti di stanza a Reggio, anche in quel caso, con un’attività investigativa curata dalla DDA di Bologna".
Indagini a tutto campo. Queste analisi, hanno trovato il loro punto di partenza nell’approfondimento di due attività investigative. La prima ha riguardo un’operazione del 2018 che ha sostanzialmente distrutto il traffico di droga in zona Stazione - indagine coordinata dal dottor Berardi - in cui furono arrestati 24 soggetti (in flagranza) e segquestrati oltre 110 kg di marijuana. Ed, ancora prima, la mega rissa avvenuta a inizio settembre del 2015 (ne parliamo nella pagina a fianco) dove furono coinvolti una trentina di nigeriani. "Tutti questi che abbiamo posto sotto indagine spacciavano droga. Individualmente. Poi, però, in gruppo, abbiamo notato una particolare efferratezza ed aggressività nelle loro azioni - conclude Guglielmo Battisti -. Grazie ad una capillare attività di intercettazione, e ad un attento studio del territorio e di come si muovevano questi gruppi rivali, siamo riusciti a definire in modo preciso gli appartenenti a questi gruppi e ad agire di conseguenza".
Nicola Bonafini