Eccoci davanti alla colonna sinistra del Battistero. Qui nasce il modo di dire “San Svan fa veder gl’ingan”, cioè San Giovanni smaschera le truffe. Questo perché nella stessa sono incise le antiche misure reggiane, riferimento insindacabile contro antichi raggiri pertica e braccio mercantile.
Alzando lo sguardo sullo spigolo sommitale del Duomo si scorge una piccola, anonima, finestrella con grata. Era l’apertura delle prigioni ecclesiastiche, quando i religiosi (prima delle Leggi Siccardi del 1850) non potevano essere rinchiusi in carceri civili in attesa o dopo il processo.
Sullo sfondo il fronte dell’attuale municipio, che cominciò il suo evolversi urbanistico a fine Duecento, con inizio di edificazione del palazzo dal 1417. Ma la piazza stessa era un tempo divisa in magna e parva (grande e piccola) quest’ultima occupava l’area attorno il battistero, un tempo isolato, e lambiva v. Vittorio Veneto fino alla chiesa di S. Michele.