
di Giulia Beneventi
Dieci, massimo quindici giorni: sono questi i giorni di permanenza al nuovo hub per l’accoglienza dei migranti, in via Mazzacurati. Dopo quel lasso di tempo, entra in gioco l’assistenza delle cooperative e della Caritas, tra posti che si liberano e che vengono nuovamente occupati di giorno in giorno. "Se gli arrivi restano nelle cifre che abbiamo sempre gestito, cioè 35-40 persone a settimana, si può reggere – spiega Valerio Maramotti, presidente della cooperativa sociale L’Ovile –. Il rischio però che l’hub si riempia e il numero di persone da accogliere salga oltre la soglia, c’è".
L’Ovile, Madre Teresa, Dimora d’Abramo, Ceis, Centro Sociale Papa Giovanni XXIII e La Vigna sono le cooperative reggiane della Rti (Raggruppamento temporaneo di imprese) che finora ha accolto tra le 1.350 e le 1.370 persone. La disponibilità, in termini di spazi, varia in base a due fattori principali: gli immobili di cui le cooperative dispongono, anche in affitto, e le dimissioni o gli allontamenti volontari.
"Ci stiamo attrezzando per trovare nuovi alloggi – prosegue Maramotti – ma raramente si risolve ’chiavi in mano’. Anzi, quasi sempre si tratta di alloggi privati rimasti chiusi per lungo tempo, con problemi alla caldaia oppure ai servizi igienici. Chiariamoci: ben venga che ci siano questi immobili, e spesso la soluzione che si trova è che la cooperativa si adopera per rendere di nuovo abitabile la casa, pagando i lavori, e il proprietario fa uno sconto sull’affitto. Questi lavori però vanno fatti, e serve tempo". Discorso diverso per le dimissioni e gli allontanamenti: "Nel primo caso la persona accolta, per esempio, ottiene il permesso di soggiorno – spiega –. Nel secondo si tratta di persone che lasciano l’Italia per raggiungere quello che, nelle intenzioni, era il loro Paese europeo di destinazione. In entrambe le circostanze, comunque, sono persone che lasciano il programma".
Così, mano a mano, ci sono dei posti che si liberano. E se l’affluenza all’hub di via Mazzacurati resta nell’ordine delle 30-40 persone a settimana, i posti ricavati da dimissioni e allontamenti possono riuscire a tamponare l’emergenza. "I flussi però sono imprevedibili – premette la presidente di Dimora d’Abramo, Ilaria Nasciuti –. Ne è la prova il recente picco di sbarchi in Italia, 6mila persone in due giorni". Il nuovo hub conta un massimo di 50 posti, destinati a soli uomini adulti: significa che ogni posto dell’hub e legato a una sola persona, diverso sarebbe se si ospitassero nuclei familiari o donne con figli.
"Al momento questo ci dovrebbe permettere di gestire gli arrivi all’hub solo con i posti singoli derivati da dimissioni e allontanamenti, di norma dai 3 ai 5 al giorno – aggiunge quindi Nasciuti –. Mentre gli alloggi, tra quelli già disponibili e quelli nuovi, è preferibile riservarli appunto a nuclei familiari che devono poter essere sistemati tutti insieme". Anche perché "già ad agosto – specifica –, quando la Prefettura di Reggio era nelle prime fasi dell’attivazione della Croce Rossa per l’accoglienza, noi cooperative abbiamo sforato di 5060 posti il tetto massimo di 1.300 posti che potevamo gestire. Un sovraffollamento che, di fatto, deve essere ancora del tutto assorbito".