Reggio Emilia, la canzone anti Coronavirus sulle note di De Andrè

L’ha scritta la dottoressa Giulia Pazzola reinterpretando 'Via del Campo'. Per lei anche i complimenti e il sostegno del figlio di Faber

Giulia Pazzola mentre canta "Via del Covid" sulle note di De Andrè

Giulia Pazzola mentre canta "Via del Covid" sulle note di De Andrè

Reggio Emilia, 6 aprile 2020 - "Via del Covid c’è un’ari a ansiosa/Occhi attenti se ci si spoglia/Tutta notte star sulla soglia/Regalandosi senza posa". Una delle canzoni più note di Fabrizio De André, ‘Via del campo’, diventa la colonna sonora delle infinite giornate di lavoro e delle emozioni dei medici dell’ospedale Santa Maria Nuova, in prima linea contro il Coronavirus. Merito di una di loro, la reumatologa 38enne Giulia Pazzola, in forze al presidio ospedaliero dal 2011 e ora pure lei impegnata nei reparti dei malati di Coronavirus. La creativa dottoressa ha riscritto interamente il brano del cantautore genovese, con nuove parole che descrivono il lavoro e gli altalenanti stati d’animo dei medici, tra fatica e paure, impegno e forza. E questa speciale strada, "Via del Covid 19, arcispedale Santa Maria Nuova" - così è stato ribattezzato il brano, postato su Youtube sabato sera, con lo scopo di promuovere la raccolta fondi per l’ospedale reggiano - è arrivata fino alle orecchie di Cristiano De André, il figlio di Faber, che su Facebook ha condiviso la canzone esprimendo apprezzamento: "Grazie ai medici e agli infermieri del Santa Maria Nuova di Reggio e a Giulia per il filmato! Siamo con voi. Un abbraccio". Una sorpresa che ha emozionato tantissimo la reumatologa: "Suono la chitarra e il piano da quando avevo cinque anni. Mio padre Elia, che ha studiato al Conservatorio, ha curato l’accompagnamento alla chitarra. Io ho scritto e cantato il brano, mentre il mio amico Fabio Fasulo, videomaker di Modena, ha assemblato le foto dei miei colleghi. Quando ho visto il post di Cristiano, non volevo crederci. Gli ho risposto che per me è stato un onore, visto che sono cresciuta a pane e De André". Originaria di Oristano, Pazzola ha studiato a Cagliari e si è specializzata a Modena. "Questa canzone l’ho scritta di getto dopo il turno di una notte particolarmente faticosa, quando i ricoveri erano stati tantissimi. L’impatto con il Covid non è stato facile: a volte ci si sente impotenti, soprattutto di fronte alla solitudine di malati isolati anche dai parenti". Sfilano anche i volti dei colleghi in corsia, nelle foto scattate da lei o da loro stessi: sono i dottori di Medicina 2 e 3, Reumatologia, Endocrinologia, Malattie infettive, Pneumatologia e Rianimazione, oltre a quelli di Radiologia. Pazzola canta le gesta gloriose, e quotidiane, dei suoi colleghi: ne traspare un grande senso di umanità, seppur tra i contrasti, proprio nello stile di Faber, persino con qualche concessione ironica (e autorironica). Ecco che "Alla pneumo c’è una dottrina: ‘Ventiliamo comunque vada, di qualunque età o contrada/Che sia obesa o sia un’acciughina". E poi agli "Infettivi c’è aria malsana/Ogni giorno a evangelizzare/noi profani su un antivirale/con un segno di croce augurale". Aleggia una comprensibile voglia di evasione: "E vorresti andar via lontano/Ci si guarda con un sorriso/Non credevi che il paradiso fosse il ‘Fuori’ seppur padano". Per gli "Intensivi si è disillusi a pregare di risvegliare/A gioire nell’estubare/A esultare nel respirare". Racconta la dottoressa: "Dapprima ho inviato la canzone ai miei colleghi e al professor Carlo Salvarani, direttore della Reumatologia: ha avuto lui l’idea di diffonderla per raccogliere fondi". Cliccando su Youtube è possibile fare la donazione alla Protezione civile o all’Ausl reggiana. Nel brano non compare mai la parola ‘morte’. Si può rivivere tutti quanti, secondo Pazzola, solo grazie all’impegno corale. E, pensando a un malato, reinventa così lo storico finale di De André: "Ama e ridi se ti risponde/Piangi forte se non ti sente/Dai diamanti non nasce niente/ Dagli sforzi nascono i fior". Con dedica finale, extra brano, "a tutto il personale sanitario e ospedaliero, a chi sta a casa e agli invisibili che lottano per la vita".