Coronavirus e crisi economica. "Sarà peggio del 2008. Rompiamo i salvadanai"

Landi: "E’ incredibile che in Europa non si comprenda la gravità del momento. Dobbiamo sperare di poter ripartire dopo Pasqua"

Stefano Landi

Stefano Landi

Reggio Emilia, 5 aprile 2020 - Stefano Landi, come vive, da imprenditore e presidente della Camera di Commercio, questo periodo? "E’ qualcosa di inedito. La nostra generazione non ha vissuto la guerra, ma mia madre dice che il clima che respira assomiglia molto a quello degli anni tra il 1940 e il ’45. Per fortuna non ci sono le bombe, ma abbiamo a che fare con un nemico subdolo che ha cambiato tutta la nostra vita".  

Cosa pensa che succederà? "Questa crisi assomiglia a quella del 2008. Temo, anzi, che sarà peggiore e più dura. L’economia è completamente ferma in tante parti del mondo e ci sono alcuni comparti come bar, ristoranti, alberghi e negozi bloccati al 100%. E’ chiaro che non si potrà ripartire tutti insieme e in tanti faticheranno a risollevarsi da soli". Cosa serve, allora? "Servono già oggi aiuti straordinari perché altrimenti ci saranno tante aziende che chiuderanno. Come Camera di Commercio stiamo mettendo in piedi strumenti concreti per far arrivare liquidità a chi è maggiormente in difficoltà. In tutto questo non comprendo come sia possibile che a livello UE, malgrado una pandemia globale, ci siano ancora paesi che stiano discutendo su quel che bisogna fare. Ora bisogna intervenire e farlo in fretta". In che modo? "E’ necessario rompere tutti i salvadani che possediamo e dar fondo a ogni risorsa. E deve farlo anche l’Europa. Negli ultimi 20 anni siamo riusciti a fare solo la moneta unica, ora è il momento in cui tutti, a livello di UE, devono rispondere presente. Servono aiuti importanti, dimenticando i patti di stabilità. Bisogna dare soldi a chi ne ha bisogno. D’altronde negli Usa Trump ha annunciato aiuti con cifre stratosferiche". Reggio Emilia rischia di perdere il suo benessere diffuso? "Non lo voglio nemmeno pensare. E’ vero: 12 anni fa gli strascichi ci sono stati e forse non li avevamo neppure riassorbiti tutti. E questa crisi ci metterà di nuovo in ginocchio. Però non ci sdraierà per terrà. Perché la nostra determinazione e la nostra capacità di reagire ci permetterà di recuperare meglio di altre comunità. Malgrado ciò temo che ci sarà qualcuno che non ce la farà, perchè i numeri che stanno emergendo sono già molto critici, e per tanti la vita non sarà più la stessa. La mia speranza è che da una grande crisi vengano fuori idee e cambiamenti che diano un impulso nuovo. E poi...". E poi...? "E poi - continua Landi - la nostra imprenditoria ha sempre puntato sul territorio. In molte aziende c’è un rapporto di familiarità per cui chi è al vertice ha a cuore i propri dipendenti. Non ci sono degli avventurieri" In che cosa dobbiamo sperare? "Il mio augurio è che nel giro di 15-20 giorni i contagi calino drasticamente e le misure attuali possano essere allentate. E’ chiaro: non si può pensare che nel giorno-zero ci risveglieremo come tre mesi fa, ma già poter ripartire in modo graduale e controllato, dando ai lavoratori garanzie sulla salute, sarebbe importante. Spero che possa succedere dopo Pasqua: sarebbe molto importante".