Coronavirus Reggio Emilia, muore Maurizio Beltrami. Il 'paziente zero' del tribunale

Era stato il primo positivo al Covid-19. Aiutava come volontario 'DarVoce’

Maurizio Beltrami, 68 anni, prima della pensione era un funzionario di banca

Maurizio Beltrami, 68 anni, prima della pensione era un funzionario di banca

Reggio Emilia, 13 marzo 2020 - Dalla diagnosi del Coronavirus alla morte sono passati pochi giorni. E l’esito tragico ha lasciato addolorate e sconvolte non solo la famiglia, ma le tante persone che lo conoscevano. Lui, Maurizio Beltrami, 68 anni, era il volontario del tribunale - per l’associazione ‘Nonpiusoli’, che fa capo a DarVoce - emerso ufficialmente il 4 marzo scorso come primo e unico caso accertato di Covid-19 nel palazzo di giustizia. L’uomo, ex dirigente bancario in pensione, prestava servizio allo sportello dell’amministrazione di sostegno. La moglie Valeria Vecchi, con la quale era sposato da 45 anni, ex funzionaria dell’Agenzia delle entrate, è presidente provinciale Avo.  

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Da quanto tempo suo marito faceva il volontario? "Da due anni, dopo la pensione. Andava in tribunale ogni martedì pomeriggio e giovedì mattina, per mettere a disposizione le sue competenze". Aveva problemi di salute particolari? "Lui è sempre stato bene. In tanti anni non si è mai ammalato. Aveva però una patologia ematica, che mai gli aveva dato problemi. Ora i medici hanno ipotizzato che mio marito possa avere avuto un calo delle difese immunitarie a causa di questa malattia, e che forse anche per questo motivo non sia sopravvissuto al virus". Comunque siete sorpresi? "Sì. Non ci saremmo aspettati questo decorso. Lui era in salute...". Quando ha avuto i primi sintomi? "Mercoledì 26 febbraio mi ha detto di avere un po’ di febbre e mal di gola. Ma noi, che non eravamo mai entrati a contatto con persone lombarde o venete, eravamo tranquilli. Poi ha avuto per un po’ la febbre a 38. È peggiorato, così sabato 29 ho chiamato il medico di base. Anche la domenica. Poi lunedì siamo andati all’ospedale Santa Maria Nuova: gli hanno fatto lastre e Tac da cui sono emersi problemi polmonari".  

Quand’è stato diagnosticato il Covid? "Lunedì 2 marzo, alla sera, è stato ricoverato nel reparto infettivi, dove gli hanno fatto il tampone. Abbiamo saputo la mattina dopo, il 3 marzo, che aveva il Coronavirus". Quale decorso ha avuto la malattia? "Presto la situazione è precipitata. Mercoledì 4 mio marito è stato trasferito in Rianimazione alle 6 del mattino, e poi intubato nel pomeriggio". Quello stesso giorno, il 4 marzo, si apprese che un volontario del tribunale era malato, ma furono divulgate informazioni rassicuranti: ’Sta bene, potrebbe essere dimesso’. "Non so chi abbia autorizzato a dirlo. Io non fui chiamata da alcuna autorità, e neppure i miei figli, a parte da ‘Darvoce’". È riuscita a contattare suo marito dopo il ricovero? (La voce si incrina) "Prima di essere intubato, tramite la dottoressa gli abbiamo fatto avere un messaggio in cui gli dicevamo che noi parenti - io, i nostri figli Alessandro e Matteo, e le nipotine di sette anni e di cinque anni - stavamo tutti bene. Poi non è più uscito dalla rianimazione e non ha più ripreso conoscenza. Alle 11.30 di ieri (giovedì, n dr ) mi hanno detto che era morto". Come state voi familiari? "Io finirò la quarantena lunedì. I miei figli in anticipo, perché avevano avuto prima di me l’ultimo contatto con lui". C’è una riflessione che vorrebbe condividere con la comunità? "La questione Coronavirus deve farci riflettere molto, se vogliamo restituire un mondo nuovo ai nostri bambini".  

 

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