Coronavirus Reggio Emilia, nelle strutture per anziani il 40% delle vittime

Report regionale all’11 maggio: su 549 decessi, 219 erano nelle Cra. Leoni, Asp: "Siamo tutti uguali: non esistono centri buoni o cattivi"

Il presidente di Asp città delle persone Raffaele Leoni

Il presidente di Asp città delle persone Raffaele Leoni

Reggio Emilia, 31 maggio 2020 - All’11 maggio, data dell’ultima rilevazione della Regione, su 549 decessi causati dal Covid nella nostra provincia (ora sono 578), ben 219 (il 40%) arrivavano dalle strutture per anziani. Di più: nell’intera Emilia Romagna, siamo la seconda provincia più colpita dietro a Bologna. Numeri inquietanti che ben aiutano a comprendere la tragedia consumatasi tra Cra e case di riposo. Se andiamo ad analizzare nello specifico infatti, sui 219 vittime, 46 arrivano dalla val d’enza, 30 a Castelnovo Monti, 18 a Guastalla, 14 a Scandiano e 3 a Correggio tra strutture comunali e privati.

Leggi anche Speranza: "Confermato il via libera dal 3 giugno" - Lo studio: "Test sierologici più veloci, precisi ed economici" - Bonus bici, ma non per tutti. Spunta l'ipotesi click day - Coronavirus più debole, Bassetti: "I catastrofisti negano i fatti" 

Le restanti 108 invece sono stati a Reggio, di cui 68 in quelle gestite dall’Asp comunale. Più precisamente, 15 alle Mimose (su 60 ospiti),19 alle Magnolie (122), 16 a ’I Girasoli’ (su 102), 7 a Villa Erica (66), 1 a Villa Primula (126), 2 ai Tulipani (su 60), e 9 nella casa di riposo Parisetti, che aveva 65 ospiti. A villa Margherita invece nessuna vittima su 42 pazienti. "Sono numeri che spaventano, noi in primis - ha ribadito Raffaele Leoni, presidente di Asp Reggio - ma se andiamo a guardare il totale, sono il 10% circa di tutti i nostri ospiti. Siamo arrivati ad avere fino a 276 positivi nel momento di massima emergenza legata al Covid; attualmente ne rimangono invece 52. Di questi, 16-17 sono sintomatici, gli altri in sostanziale attesa del doppio tampone negativo ma ormai completamente guariti".

Il presidente di Asp è passato in mezzo a una vera e propria tempesta. E dopo più di due mesi di emergenza, ha ribadito il proprio punto di vista: "Ho sentito spesso parlare di strutture per anziani ’buone’, con zero casi, e altre ’cattive’. Ora: noi abbiamo avuto tre centri, Villa Primula, Tulipani e Villa Margherita con zero casi conclamati, dato che i decessi sono avvenuti poi in ospedale. E altre dove purtroppo è andata ben peggio. Ebbene, i protocolli di sicurezza erano identici (ribadisce scandendo bene le lettere, ndr ). Quindi addossare le colpe a ’scelte aziendali’ non ha senso. E non lo faccio solo per difendermi".

La domanda allora è come il Covid sia entrato. "Ho individuato almeno sei cause - attacca Leoni -. Primo, i possibili parenti asintomatici. Fino alla chiusura governative degli accessi, entravano uno alla volta fino al 6 marzo. E il 12 abbiamo avuto un primo picco di contagi. Secondo, i pazienti stessi, come può essere avvenuto alla casa di riposo Parisetti, dove sempre fino al dpcm dell’8 marzo, gli anziani erano autorizzati a uscire. Inoltre, terzo, soprattutto quelli affetti da demenza senile sono difficili da controllare e limitare. Poi c’è il personale sanitario (oss e medici) e quello di supporto (pulizie e cucine), dato che i sierologici sono arrivati a fine aprile. Infine, dagli ospedali sono arrivati ospiti purtroppo positivi senza saperlo". Prima di concludere: "A metà marzo non era possibile fare tamponi a tappeto, perché non ce n’erano. Quindi un paziente asintomatico semmai rimaneva a contatto più giorni con le persone prima di aggravarsi. Ringrazio infinitamente l’Ausl locale; a livello regionale invece i protocolli sono fermi a dieci anni fa e vanno cambiati".