La moglie di Ligabue: "Il nostro amore nelle mani"

Barbara Pozzo racconta la sua storia con il rocker di Correggio FOTO Le nozze segrete di Ligabue con la sua Barbara

Luciano Ligabue con la moglie Barbara Pozzo

Luciano Ligabue con la moglie Barbara Pozzo

Reggio Emilia, 28 agosto 2014 - Uscirà a settembre La vita che sei - 24 meditazioni sulla gioia, il libro edito da Bur e firmato da Barbara Pozzo, 46 anni, la ‘terapista corporea’ più nota per aver sposato — lo scorso 7 settembre e in gran segreto, al Caffè Arti e Mestieri (FOTO) — il rocker di Correggio, Luciano Ligabue (FOTO In 120mila in delirio al Campovolo). I due (che da tempo hanno scelto uno stile low profile e di vivere in via Porta Brennone, in città) dieci anni fa hanno anche dato alla luce il frutto della loro unione, Linda. E la nuova signora Ligabue — alta, bionda, mistica e riservata — ha scelto di affidare al settimanale Vanity Fair le sue confidenze su quella «connessione d’anime» sbocciata, all’improvviso.

«Il suo terapista stava male, mi hanno chiamata per sostituirlo. Sapevo chi era, ovviamente, mi piaceva la sua musica, ma non ero una fan, non ero mai stata a un suo concerto», si legge nell’intervista. «All’inizio ero un po’ frastornata, non avevo idea di che cosa ci fosse dietro un concerto, un disco. In realtà è stato tutto naturale, viviamo in maniera semplice: Luciano non mette alcuna enfasi su quello che fa».

Lui, il Liga nazionale, quando ancora cantava negli angoli dei locali era stato sposato con Donatella. E da quell’unione — maturata nelle campagne della Bassa — era nato il suo promogenito, Lenny. Una delle sue canzoni più famose e struggenti, L’amore conta, descrive infatti la fine di quella relazione e tutto il bagaglio che resta quando un sentimento si trasforma («è un gesto che ho ritenuto giusto, un riconoscimento che andava fatto dopo tanta vita insieme; la gratitudine è una cosa bellissima», chiosa la Pozzo). Lei, «terapista corporea specializzata in medicina manuale» di origini biellesi, al debutto come scrittrice, in quelle pagine racconta la sue esperienza negli ospedali, nelle case di cura e nel suo studio («ho assistito a veri e propri miracoli, ma non li ho fatti io, sia chiaro, quanto piuttosto i pazienti», riferisce alla giornalista). 

Poi, parla dell’altro «miracolo»; quello passato dalle sue mani al cuore di uno degli artisti più importanti d’Italia. Quel miracolo consistito nel «riconoscere che Luciano era l’anima che stavo aspettando». E, poi, tutta quella vita, che in dodici anni scorre assieme («è un’anima pura; lui era, e resta, un enorme emotivo; ma mi pare di vedere una maggiore serenità in lui adesso»). E, dice, Liga oggi parla anche più d’amore.