Corruzione elettorale Carabiniere alla sbarra accusato dall’ex sindaco Ma viene assolto

A Gattatico lo scontro politico è diventato legale nel 2019. Il primo cittadino Maiola ritenne che il militare avesse rivelato. informazioni sensibili a un padre a cui erano stati portati via i figli.

Corruzione elettorale  Carabiniere alla sbarra  accusato dall’ex sindaco  Ma viene assolto

Corruzione elettorale Carabiniere alla sbarra accusato dall’ex sindaco Ma viene assolto

di Alessandra Codeluppi

Un luogotenente dei carabinieri, in congedo dal 2017 dopo quasi 40 anni di servizio, si è seduto ieri al banco degli imputati in tribunale, chiamato a rispondere di corruzione elettorale. Lui è Pietrangelo Casalino, ex comandante della stazione di Gattatico che ha guidato per trent’anni. A denunciarlo, facendo scattare il procedimento penale, è stato l’ex sindaco Gianni Maiola. Ieri l’ex esponente dell’Arma è stato assolto dal giudice Giovanni Ghini "perché il fatto non sussiste", lo stesso verdetto emesso per l’altro protagonista della vicenda, un padre di famiglia 40enne, residente in Val d’Enza, accusato dello stesso reato e di false dichiarazioni. Per il carabiniere il pm aveva chiesto 6 mesi di condanna, per il genitore 8. Chiuso il processo, si apre lo strascico politico: Casalino ha accusato l’ex sindaco di centrosinistra di averlo voluto punire perché lui, andato in pensione, si candidò alle amministrative del 2019 - senza essere eletto - per lo schieramento avversario di centrodestra. Allora Maiola era al suo mandato già terminato e poi fu eletto Luca Ronzoni. Perché Maiola, sentito ieri come teste, denunciò l’ex maresciallo? "Come sindaco, seguivo la vicenda del genitore al quale erano stati allontanati due dei suoi figli, collocati in una struttura protetta - ha raccontato -. Lui mi chiese dove fossero, ma io non ho mai voluto sapere quel luogo: ne erano a conoscenza solo i servizi sociali, e non il Comune. Un giorno il padre mi riferì che Casalino gli chiese il voto, in cambio dell’informazione. Seppi poi che il padre aveva saputo dove si trovava quella comunità: telefonava alla struttura e andava là, dove fu allontanato più volte. Mi sembrò un fatto gravissimo, così nel 2019 decisi di denunciare Casalino all’attuale comandante della stazione Danilo Bianchi". Pure quest’ultimo ieri è stato ascoltato come teste: Bianchi ha riferito di aver sentito a suo tempo diversi assistenti sociali, tra cui Francesco Monopoli, imputato nel processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza e ieri non comparso come teste. Bianchi ha ricostruito i tabulati telefonici tra Casalino e il genitore: cinque contatti tra il 9 e il 12 maggio di durata nulla o di pochi secondi. E ha riferito che il genitore si presentò alla comunità in provincia di Parma l’1 e il 2 maggio. Un educatore dei servizi sociali della Val d’Enza ha poi raccontato quanto gli disse il genitore a proposito dell’informazione che lui diceva di aver ricevuto "nel giorno di ‘Bella ciao’", cioè il 25 aprile 2019, "dai carabinieri", ma l’operatore non si ricordava se avesse fatto un nome. L’avvocato Daniele Dallara, difensore di Casalino, ha chiesto l’assoluzione: "Il comandante andò in pensione 21 mesi prima della collocazione dei minori nella struttura protetta. E poi lui, nel giorno della Liberazione, non era a a Reggio". Pure l’avvocato Nico Vaccari, che tutela il padre, ha domandato il proscioglimento. Le difese si dicono soddisfatte: "È stata dimostrata l’infondatezza delle accuse".