"Così le imprese rischiano la loro competitività"

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Roberta

Anceschi*

Lo scenario economico internazionale è stato caratterizzato nel corso degli ultimi diciotto mesi da una corsa eccezionale al rialzo nei prezzi delle materie prime, che hanno raggiunto picchi senza precedenti negli ultimi decenni. Una dinamica che era già iniziata prima della guerra russo – ucraina e che ha trovato in quest’ultima una ulteriore drammatica aggravante. I rincari hanno impattato fortemente su diverse materie prime e semi-lavorati, ma il protagonista assoluto di questa esplosione dei prezzi è stato il gas naturale.

Secondo i dati elaborati dal nostro Centro Studi, a giugno di quest’anno il prezzo del gas naturale del mercato PSV (Punto di Scambio Virtuale) è cresciuto del 500% rispetto a gennaio 2021. Il PSV è un hub virtuale in cui si definisce il prezzo del gas all’ingrosso e in base a questo valore i fornitori di gas valutano il prezzo della materia prima gas da applicare ai clienti finali, imprese e famiglie.

L’impennata della quotazione del gas, in particolare, si è rapidamente trasferita sul prezzo dell’energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali e delle famiglie. A giugno il costo dell’energia elettrica è cresciuto del 347% rispetto a gennaio 2021. Inevitabilmente, le tensioni inflazionistiche dei beni energetici si sono estese agli altri comparti merceologici, con gravi effetti negativi che hanno impattato sui consumi delle famiglie e sulla crescita.

Le nostre imprese si trovano ad affrontare aggravi di costi ingenti che minano la competitività e in alcuni settori la tenuta dello stesso tessuto economico. Una situazione che Confindustria ha già portato all’attenzione del Governo con numerose proposte di azioni concrete, in un dialogo che prosegue ininterrotto dall’inizio di questa corsa al rialzo dei prezzi delle materie prime.

*presidente

Unindustria Reggio