Costi alle stelle e divieti anti smog, l’alternativa pellet così va in fumo

Regole rigidissime sotto i 300 metri di altitudine, mentre il rifornimento è difficile e il prezzo è più che triplicato

Reggio Emilia, 2 ottobre 2022 - Poteva diventare un’alternativa per il riscaldamento, visti gli aumenti del prezzo dell’energia, ma leggi anti-inquinamento e aumento dei prezzi stanno colpendo anche il mercato dei pellet. Da un lato le limitazioni per chi vive al di sotto dei 300 metri di altitudine, dall’altro la legge della domanda, dell’offerta… e della speculazione! A subire forti aumenti di prezzo non sono solo forme di rifornimento energetico tradizionale – luce e gas in particolare -, ma anche quelle considerate alternative e maggiormente ecosostenibili. Tra queste il pellet è - tra i combustibili ‘non mainstream’ - quello che ha subito aumenti di prezzo significativi.

Massimo Bonini
Massimo Bonini

Il pellet si ottiene dalla segatura di legno ridotta in cilindretti chiusi, in genere sacchi da 15 kg ciascuno utilizzabili per il riscaldamento domestico o industriale grazie a specifiche stufe. Nell’ultimo anno il prezzo è esploso, nell’ordine del triplo anno su anno, toccando picchi di aumenti di sei volte tanto. Le ragioni? Difficoltà di approvvigionamento e la guerra in Ucraina; la paura delle persone che ha fatto impennare la domanda, a fronte di un’offerta insufficiente; la speculazione, un tema sul quale le visioni sono contrastanti.

"Le difficoltà ci sono e sono molte. Anche noi che lavoriamo e rivendiamo i prodotti del legno stiamo attraversando un momento difficile". Il quadro dei produttori reggiani di pellet è a tinte fosche, come purtroppo ormai in quasi tutti i settori della produzione energetica locale e nazionale.

Sono come detto, tre, i grandi ‘macro temi’ che stanno colpendo i produttori di pellet reggiani, con forti, aumenti di prezzo in quel senso.

Le catene di approvvigionamento

"Il legno? Lo prendiamo un po’ dappertutto. Il fatto è che non riusciamo ad avere continuità nell’averlo e questo crea grosse difficoltà", spiega Roberto Salsi, titolare dell’azienda di famiglia con sede a Cadelbosco che da più di quarant’anni si occupa della lavorazione del legno con conseguente, tra le altre, produzione di pellet. Approfondendo la questione si comprende come la difficoltà di far arrivare legno a Reggio – e ovviamente in altre parti d’Italia – sia determinata dal combinato disposto di due elementi che si intersecano. Le regole dell’Unione Europea in tema di disboscamento ed ovviamente la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni.

Disboscamento e importazioni

"L’Unione Europea ha regole stringenti per quanto riguarda le quote di disboscamento – spiega è Alberto Rizzolo, di fatto un broker per il commercio del pellet nelle zone di Reggio e Modena -. L’Italia importa il legname in prevalenza dall’Austria e dalla Germania. Una volta raggiunta la quota massima di alberi tagliati, oltre non si può andare. Siccome la richiesta di pellet per il mercato italiano si sviluppa su tutto l’anno, ecco la necessità di rivolgersi ai mercati extra Ue, in particolare Russia, Bielorussia e Ucraina. Con la guerra e le sanzioni, l’arrivo di legname da quei mercati è bloccato da marzo".

Aumenti consistenti

Gli aumenti? Sono consistenti: "Siamo ben oltre il doppio o il triplo di quanto pagavamo nello stesso periodo dell’anno precedente – prosegue Salsi -. Quello che si poteva comprare a 5 euro, adesso lo compriamo a 12,50. Ovviamente questo implica un drastico aumento anche sui listini per i nostri clienti. I quali, chiaramente, sono molto irritati per questo aumento".

Cresce la domanda

"Il freddo è come la fame. La gente non vuole rimanere senza cibo e, allo stesso modo, vuole essere costantemente riscaldata – precisa Massimo Bonini -. Oggi con tutte queste notizie relative al rischio di black out energetici, unite all’aumento dei costi, si crea la paura di rimanere al freddo, quindi, come sempre accade in queste situazioni, scatta la corsa ad accaparrarsi altre fonti energetiche alternative". La domanda che esplode, l’offerta che non c’è: "Solo il 5% del legname lo reperiamo in Italia – aggiunge Salsi -. Questo non fa altro che far alzare ancora di più i costi". A cui si aggiunge ‘il carico’ finale: "Visto che dalla primavera scorsa far arrivare legname in Italia è difficilissimo, questo rende il mix delle componenti del prezzo fuori controllo".

Speculazione e scorte

Questo è il tema che non può mai mancare, quando si parla di aumento prezzi. Tuttavia le opinioni, al riguardo, sono contrastanti. Secondo Rizzolo la speculazione c’è ed è evidente: "Mi scusi, ma se da marzo scorso non sta arrivando più nulla dall’estero, vuol dire che il pellet oggi sul mercato le imprese lo hanno acquistato prima e se lo sono tenuto ‘di scorta’. Vedo dei prezzi che vanno ben oltre i 10 euro a sacco, quando prima, con 4 euro e mezzo, 4 euro e 80 si potevano comprare".

Appello al Governo

"Alla speculazione non credo – ribatte Bonini, anche se il ruolo del broker e quello dell’imprenditore che rivende il prodotto all’ingrosso è un filo diverso -. Facciamo fatica a ‘giocare’ sul costo di un prodotto come il pellet, sinceramente". La conclusione? E’ amara ed è sempre la solita: "Credo che il Governo dovrà guardare anche a noi e alla nostra situazione – conclude Bonini -. Necessariamente ci dovrà venire in aiuto con una qualche forma di sostentamento o agevolazione".

La legge regionale

Peraltro chi ha un camino aperto o stude a pellet deve già confrontarsi nella nostra regione con la legge regionale entrata in vigore nel 2019, valida dal 1 ottobre al 31 marzo di ogni anno, con il divieto di utilizzare combustibili solidi nei comuni a meno di 300 metri di altitudine (il limite riguarda abitazioni che abbiano altre forme di riscaldamento come i termosifoni, impianti con classe di prestazione emissiva inferiore a due stelle e i focolari aperti o che possono funzionare aperti). Non hanno limitazioni ristoranti e pizzerie che utilizzino la legna per cucinare.