Covid e varianti, l'infettivologo: "Così nelle prossime settimane aumenteranno i contagi"

Le varianti del Coronavirus (inglese, sudafricana e brasiliana) preoccupano l’Ausl. Massari: "In soli sette giorni incidenza salita del 10%"

Marco Massari, direttore del reparto malattie infettive Ausl

Marco Massari, direttore del reparto malattie infettive Ausl

Reggio Emilia, 19 febbraio 2021 - Dottor Marco Massari (direttore del reparto malattie infettive Ausl), la variante inglese viene definita più aggressiva. Cosa si intende con questo? "Una serie di dati inglesi deporrebbero per un aumentato rischio di letalità di questa variante. Il problema di cui tener conto in primis è che è più contagiosa, ha più capacità di estendersi. La prospettiva è che soppianti la variante circolata finora".

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Significa tornare nella stessa situazione di un anno fa? "La scorsa primavera avevamo un’intera popolazione non esposta al virus, ora in Italia sono alcuni milioni di persone a non avere mai avuto contatto con la malattia ed è evidente che sono tutte suscettibili. Potenzialmente può ancora causare molte infezioni, quindi più ospedalizzazioni e purtroppo anche decessi".

La situazione al momento in Emilia-Romagna qual è? "La prospettiva realistica sulle prossime due settimane è quella di veder salire i contagi, probabilmente in modo esponenziale. Dal campionamento del 4 febbraio fatto in regione è emerso un 28% di casi di variante, che è già salito del 10% nell’arco di quest’ultima settimana".

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La zona arancione, se non rossa, basta a contenere il contagio? "L’aumento dell’Rt, quindi il passaggio in arancione, potrebbe essere in parte giustificato dalla variante inglese. Se la zona arancione però determina un calo dell’Rt attorno al 4%, il passaggio in zona rossa può portare a scendere dell’8-10%. Senza essere in chiusura totale, di per sé è efficace. Nella fase delicata in cui ci troviamo ora poi, con la campagna vaccinazione in corso, sarebbe bene far circolare il virus il meno possibile".

La vaccinazione, in tutto questo, è a rischio? "È emerso chiaramente che tutti i vaccini a disposizione mantengono una buona efficacia sulla variante inglese. Il problema vero è la variante sudafricana, anche la brasiliana per quanto sulla prima ci siano dati a dimostrarlo mentre sulla seconda restano al momento delle ipotesi. Hanno una mutazione denominata 484k, la quale può dare una fuga dal riconoscimento del sistema immunitario, causando re-infezioni e sfuggendo dall’efficacia dei vaccini".

Come si può intervenire? "È necessario potenziare il sequenziamento, che permette di identificare le varianti e vedere quali si affermano, per intervenire immediatamente. Al momento in Italia non sequenziamo nemmeno l’1% dei positivi, che è troppo poco, non permette di avere una ‘mappa’ di come stiano circolando. Oppure è utile creare delle micro zone rosse, come è stato fatto ad esempio in Umbria, per impedire assolutamente che la variante si estenda".