Reggio Emilia, "Domeniche ed eventi non salvano i negozi dalla crisi"

Cinque storici commercianti raccontano la crisi delle vendite in centro storico: «Il primo problema sono gli affitti esorbitanti"

La ricetta dei commercianti contro la crisi

La ricetta dei commercianti contro la crisi

Reggio Emilia, 11 novembre 2019 - C’è chi subisce un certo fascino di fronte al clima lugubre e nostalgico della nostra città, su cui ormai iniziano a stendersi le prime nebbie. Esiste un altro tipo di nostalgia poi, quella per il vecchio centro storico. Quando ancora, dentro le mura, c’erano il tribunale, gli uffici pubblici e molto altro ancora. Il via vai, insomma. «I sabati mattina di una volta, quando dovevo chiudere la porta perché il negozio era troppo pieno, non esistono più», dice Giancarlo Vicenzi. Il negozio di vicolo Broletto che porta il suo nome da 41 anni ha assistito a un cambiamento lento e sempre più evidente: «Tanti negozi stanno chiudendo, dai nomi ‘storici’ del centro a quelli nuovi – continua –. Solo qui dove sono io sono cessate quattro attività. Passiamo pomeriggi interi senza ricevere nessuno». Il progressivo svuotamento delle attività riguarda tutte le zone del centro, l’ultimo caso ‘clou’ è la chiusura di Zamboni in Galleria Cavour.

«E’ un lutto – commenta Oscar Galvan, gestore anche lui del negozio che porta il suo nome –. Spesso, e purtroppo, ci si rende conto di quello che succede solo quando una vetrina resta vuota e buia». La ‘storicità’ di un negozio resta comunque un fattore «che paga – continua –. Se hai lavorato bene prima, è difficile che tu perda la scommessa dopo. In generale tutto il commercio della città soffre, soprattutto data la concorrenza con l’online, ma i problemi più grossi credo li affrontino i negozi della provincia».

«I commercianti reggiani dovrebbero farsi una domanda: ‘Io ho fatto tutto quello che era in mio potere per migliorare le cose?’», domanda Marco Merola, del negozio ‘Casimiro’ dall’altra parte della Galleria. «Sparare a zero sul Comune – continua – è inutile, credo ci voglia anche dell’autocritica. Certo l’amministrazione potrebbe fare qualcosa, come multare i proprietari che lasciano i locali vuoti e pieni di ragnatele o agevolare economicamente chi li affitta. Di fronte al cambiamento, però, bisogna adeguarsi e non rimanere sulla porta fermi a lamentarsi della crisi. Non siamo più negli anni ‘80, eppure da certe vetrine che si vedono in giro si direbbe il contrario».

«In via Roma e via Dante alcuni proprietari hanno preferito usare i loro locali come garage: segno evidente che il centro non è più attrattivo», considera Luca Tamagnini dal suo negozio di calzature in via Emilia. «I proprietari vivono su un altro pianeta – aggiunge – chiedendo affitti stellari, mentre l’amministrazione resta del tutto assente. Ormai la vista è annebbiata dalle grandi catene d’abbigliamento». «L’inizio di questo lento declino ha coinciso, nel mio caso positivamente, con altri investimenti – dice Rino Rizzi del negozio ‘Nico’ (via Farini) –. Oggi come oggi però siamo in stato d’allarme, con tutti i costi tirati». Spese che, tra l’altro, «restano ancorate a un ormai vecchio tipo di commercio – continua –, quando l’online non esisteva e il centro era molto più accessibile e frequentato. Vorrei capire quali sono i progetti che l’amministrazione ha in serbo per il centro, perché non saranno le domeniche di apertura a salvare il nostro fatturato e nemmeno gli eventi che ogni tanto si organizzano: questo è un disagio che noi viviamo nella quotidianità » .