
Il naufragio nel 2012, Giunzoni pubblica il suo libro su quella notte "Dopo l’incredulità partì l’istinto di sopravvivenza. Una storia da raccontare".
Cosa si prova a essere sopra una nave gigantesca mentre sta affondando? Sembra una di quelle incredibili avventure che si vedono solo nei film sul Titanic, invece Marco Giunzioni, elettromeccanico dell’Oca di Cavola, si è trovato a viverla sulla propria pelle un secolo dopo. A oltre dieci anni dal naufragio della Costa Concordia, decide di pubblicare un libro in cui racconta quella drammatica esperienza. Il volume verrà presentato sabato prossimo ma proprio ieri, tra l’altro, l’ex comandante Francesco Schettino, ha trasmesso ai giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma, nel giorno dell’udienza, la rinuncia al regime carcerario attenuato - dicasi, semilibertà. Per il naufragio del 2012, in cui morirono 32 persone, Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione.
Quella notte, 13 gennaio 2012, Marco, sua moglie Michela e i loro due figli, Gioele e Gabriele, si trovano a bordo della Costa Concordia insieme ad altre 4.000 persone tra passeggeri ed equipaggio, quando la nave urta uno scoglio in prossimità dell’Isola del Giglio, s’inclina e inizia a imbarcare acqua. La vacanza più bella della loro vita si trasforma in un incubo. Dopo essere scampati alla tragedia, nei giorni seguenti, Marco butta giù di getto il racconto di quella ‘indimenticabile’ avventura, poi lo lascia chiuso nel cassetto per molto tempo. Il libro ’Una crociera indimenticabile’ (LudovicaGreta Editore Firenze), sarà presentato sabato 12 aprile, alle 17, al Cavolaforum.
"Quando ho sentito quel rumore metallico fortissimo, la nave inchiodare e iniziare a inclinarsi di lato, dopo l’incredulità iniziale è scattato l’istinto di sopravvivenza, l’impulso di salire sulle scialuppe e calarsi il prima possibile in mare" racconta. Nel libro Giunzioni fa rivivere quel tragico evento sensazione dopo sensazione, dalla presa di coscienza della situazione fino all’arrivo sull’isola del Giglio e all’incontro con la signora Rosalba, che offrirà loro un riparo per la notte. Una prosa incalzante ma anche riflessiva e a tratti ironica. "Volevo fissare questa storia per sempre sulla carta per non dimenticarla – prosegue –. Rileggendola non credevo alle mie parole, non mi sembravano vere. Mi sono accorto che era una storia interessante, che meritava di essere letta e ricordata, così ho cercato di pubblicarla. Inoltre ci tenevo a parlare di tutte le persone buone e oneste come mio padre, a cui è dedicato il libro, e Rosalba, che ci ha aiutati quella fatidica notte, affinché il loro ricordo rimanga".