"Da due mesi provo a prenotare un’ecografia"

Un paziente esasperato dalle liste d’attesa che si sono accumulate. "Il medico dell’Ausl mi ha ’liquidato’. E così sono dovuto andare da un privato"

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"Sono ormai due mesi che provo a prenotare un’ecografia, non c’è verso. E’ tutto bloccato".

Dante Davalli ha 66 anni e vive a Masone: negli ultimi giorni non ha potuto fare a meno di notare le numerose segnalazioni di tanti cittadini sull’impossibilità di prenotare anche solo una semplice visita medica. Effetto di due elementi che, insieme, stanno creando una impasse insostenibile: da un lato tutte le prestazioni rimaste indietro in tempo di pandemia, dall’altro la carenza di medici che, di certo, non aiuta a recuperare.

"Oltre all’ecografia avevo bisogno anche di una visita al piede, perché ho avuto un piccolo incidente domestico – prosegue Davalli –. Anche in quel caso ho provato a rivolgermi alla sanità pubblica: è andata a finire che l’ho dovuta risolvere nel privato".

Un paio di settimane fa il signor Davalli ha presentato una querela all’Ausl, rivolgendosi ai carabinieri di Rubiera. Proprio riguardo il trauma al piede, infatti, lamenta di essere stato ‘liquidato’ rapidamente dal medico Ausl che l’ha visitato, trovando poi nel privato la soluzione al problema. "Io capisco che al pronto soccorso vengono fatti tanti accessi impropri – conclude – ma se l’esito, alla fine, è quello di dover tornare dal medico di base, allora auguri, visto che anche in quest’ultimo caso la reperibilità non è uno scherzo. In definitiva le altre persone che hanno problemi più urgenti del mio, cosa devono fare, rimetterci la vita?".

Nelle ultime settimane il Carlino ha trattato questi temi dando voce ai vari problemi che attanagliano la sanità pubblica. In primis la grande fuga dei medici dal settore pubblico a quello privato. Questo movimento, che era già in atto prima dell’emergenza Covid, ha subito un’accelerata impressionante dopo l’emergenza. Il motivo è semplice: i pochi medici rimasti, anche a causa della “quota 100“, sono ormai costretti a sobbarcarsi turni massacranti. E così spesso trovano una via di fuga nel settore privato, dove non sono a contatto con le emergenze e dove possono programmare i propri orari e le operazioni, senza lo stress di un costante sotto-organico. Questo ovviamente incide anche sulle scelte dell’Ausl quando si tratta di nominare nuovi medici di famiglia. Fino all’ultimo, infatti, si preferisce aspettare per privilegiare le posizioni in medicina d’urgenza e interna, col risultato di comunicare i medici di base ai cittadini solo in ultima istanza. Un problema strutturale che travalica l’Ausl provinciale per finire direttamente in Regione.