Confermando la tendenza regionale anche nel reggiano sono numerosi i casi di febbre West Nile, mentre numericamente molto marginali risultano quelli della Dengue.
Stando ai numeri provenienti dalla Ausl di Reggio, da marzo a luglio 2024 nella nostra provincia si sono verificati appena 3 casi di Dengue tutti, peraltro, di importazione, diagnosticati al ritorno da trasferte extraeuropee dei soggetti colpiti: due di questi si sono verificati proprio il mese scorso. Più alto invece il numero di persone colpite dalla ’Febbre del Nilo’ che, a differenza della Dengue, trasmessa dalle zanzare tigre, proviene dalla puntura di quella comune.
Nel nostro territorio ha preso di mira 22 cittadini: ultimi casi, domenica scorsa. Per alcuni di essi si è dovuto ricorrere al ricovero ospedaliero. Tuttavia, anche nella provincia di Reggio si conferma un trend di crescita che ha visto, in Emilia Romagna registrare, nella settimana dall’8 al 14 agosto, l’ultima di cui sono disponibili i dati, 36 casi di West Nile, nella forma più grave, quella neuroinvasiva. 5 quelli con sintomi lievi, 9 gli asintomatici. Attualmente nella nostra Regione si è verificato un solo decesso, un ravennate di 78 anni; nessuno nel reggiano. La nostra provincia è però la seconda per numero complessivo di casi, subito dietro a Modena. La Febbre del Nilo può avere diversi sintomi simili all’influenza, tra cui febbre e cefalea, ma anche nausea e vomito, se si sviluppa nella forma neuro-invasiva può causare meningiti ed encefaliti, mortali, secondo le statistiche, in meno dell’1% dei casi (ancora meno nella Dengue che, secondo i medici, in Europa ha "tassi di mortalità irrilevanti") e nelle tradizionali categorie a rischio: anziani o persone con malattie pregresse. Questo tipo di virus non si trasmette da uomo a uomo e la zanzara che punge il malato non si infetta. L’incubazione può variare dai 2 ai 14 giorni, al massimo 21.
Gabriele Gallo