Dai disegni ai regali negati: ecco le storie

I nove casi nell’inchiesta, che coinvolgono dieci bambini. Ricatti, manipolazioni e minacce per ottenere l’allontanamento dalle famiglie

di Alessandra Codeluppi

Nove casi, dieci bambini in tutto. Famiglie gravate da problemi, su cui l’intervento degli indagati di ‘Angeli e demoni’ avrebbe inferto ulteriori ferite con l’allontanamento forzato dei figli.

Uno. Il "caso-pilota" è quello di una bambina nata dalla relazione tra un giovane con disturbi psichici e una minorenne. La piccola ha sempre vissuto nella casa dei nonni, quando in un’operatrice indagata si insinua il dubbio che abbia subito abusi dal nuovo compagno della madre: secondo la Procura avrebbe falsificato un disegno della bambina tratteggiando un palpeggiamento. Tanto sarebbe bastato perché i servizi sociali portassero via la bambina all’improvviso dalla sua casa.

Due. Nel caso di un altro minore, gli indagati avrebbero indotto la madre a confessare di aver subito violenze sessuali dal marito, in realtà mai avvenute. Lei le avrebbe confermate, ma solo per assecondare i servizi sociali che l’avrebbero pressata e non vedersi allontanare il figlio. E avrebbero indicato che lui era "denutrito e lasciato senza giocattoli", descritto il padre come "violento e ubriaco", al contrario di quanto emerso dalla banca dati della polizia, e ventilato che il piccolo poteva avere subito abusi.

Tre. "Mia mamma non mi fa più da mangiare perché dice che il papà non le dà più i soldi della spesa". Secondo l’accusa, questa frase sarebbe stata attribuita a una bambina nonostante fosse "frutto dell’elaborazione di due indagati". La bambina era stata affidata a una coppia di donne omosessuali, entrambe imputate: avrebbero "inculcato in lei la convinzione di essere stata abbandonata dai genitori", oltre a maltrattarla e, una volta, a minacciarla di "sbatterla fuori dall’auto sotto la pioggia".

Quattro. Per un altro bambino, dopo l’allontanamento si sarebbe fatta pressione sulla madre perché rivelasse che il nuovo compagno non era il padre biologico, "per isolare il minore dalle figure si riferimento e indurlo a rivelare falsi abusi sessuali subiti". Gli indagati non avrebbero riferito neppure all’autorità giudiziaria il motivo, "non supportato da alcun riscontro", che avrebbe portato al suo distacco: che lui, "insieme ad altri bambini della Val d’Enza, fosse vittima di una setta di pedofili dedita a delitti orribili sui piccoli". Sarebbe stato contattato un giudice onorario minorile convincendolo di un quadro probatorio pesantissimo sugli abusi e omettendo di dire che la procura aveva chiesto l’archiviazione.

Cinque. A un maschietto sarebbe stata suggerita l’elaborazione del lutto "per fargli considerare emotivamente morto il padre", tacciato di averlo sottoposto a violenza sessuale, indicandogli la necessità di un "funerale". E il minore sarebbe poi risultato solo affidatario sulla carta a una dipendente pubblica: un modo che sarebbe servito a far girare i soldi delle psicoterapie tra le società sfruttando la donna come soggetto interposto.

Sei. Sarebbero stati delegittimati anche i genitori di una ragazzina straniera che ospitavano in casa un parente con cui lei aveva una relazione. I servizi avrebbero sostenuto che madre e padre avevano delegato al giovane alcuni loro doveri, mentre lui avrebbe solo aiutato la minorenne nei compiti grazie alla sua conoscenza dell’italiano. Descritto come tossicodipendente e spacciatore, senza esserlo. I genitori sarebbero stati all’oscuro della storia, ma tacciati di essere comunque poco protettivi. Dopo l’allontanamento della minorenne, avrebbero scritto a un’indagata chiedendo di incontrarla perché per loro vivere senza la figlia "era come morire".

Sette. Un’altra bambina sarebbe stata sottoposta a sedute psicologiche suggestive per convincerla di aver subito abusi sessuali dal papà e dal socio, "radicando in lei un rifiuto nell’incontrare il padre poi dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale dal tribunale dei minorenni". A seguito di false relazioni sarebbero stati interrotti gli incontri e impedito lo scambio di corrispondenza e regali.

Otto. Un’indagata avrebbe promesso "vantaggi" qualora una minorenne avesse svelato abusi e maltrattamenti subiti, convincendola che in lei si era creata "una personalità malvagia": avrebbe fatto anche una sorta di esorcismo per tentare di interloquire con quell’entità. E avrebbe fomentato i racconti su omicidi e riti sessuali su bambini.

Nove. A una coppia straniera i due fratellini sono stati definitivamente restituiti solo dopo cinque anni. "Una casa piena si muffa, materassi a terra, mobili malmessi", risultata invece in ordine all’arrivo di carabinieri. La bimba sarebbe stata sottoposta alla macchinetta con impulsi elettromagnetici per farle rivelare abusi mai subiti. I rapporti con la famiglia furono interrotti: niente regali consegnati per Natale, e persino l’arrivo di un terzo fratellino sarebbe stato loro taciuto.