Cavriago simbolo della guerra ai dazi

Il titolare della Grana d’Oro: "La vedo dura, ma confidiamo nel Governo"

La guerra dei dazi, Matteo Catellani

La guerra dei dazi, Matteo Catellani

Cavriago (Reggio Emilia), 3 ottobre 2019 - La pietra, o meglio la fetta, dello scandalo è stata prodotta dall’azienda agricola «Grana d’oro». Quella che un’inviata delle Iene ha consegnato al Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo è una «punta» di Parmigiano-Reggiano delle Vacche Rosse cavriaghesi, l’ecce llenza dell’eccellenza della produzione lattiero-casearia della nostra terra che – se verranno introdotti i dazi doganali annunciati dal Presidente Trump – potrebbe arriva re a costare fino a 80 euro al chilo.

«Un prezzo esorbitante, che determinerebbe automaticamente il crollo del mercato americano. Un colpo durissimo, dopo quello che abbiamo già ricevuto a seguito delle ricadute dell’embargo verso la Russia e con l’introduzione del Ceta, l’accordo commerciale Italia-Canada». Lo afferma Matteo Catellani, titolare della «Grana d’oro» di via Neida, alla cui famiglia si deve il salvataggio dall’estinzione negli anni ’80 nella Razza bovina «mamma» del re dei formaggi. Lo incontriamo nel suo secondo ufficio (il primo è il trattore), nella sede aziendale di Cavriago.

Catellani, sapeva che il suo formaggio sarebbe finito nelle mani del potente Pompeo? «Assolutamente no, l’ho scoperto dai telegiornali e dalle telefonate che ho ricevuto, dato che sulla fetta si vede bene il nostro logo. Sono un po’ sorpreso, ma se una eccellenza del territorio serve per portare avanti la nostra battaglia per la tutela del prodotto, ben venga». Il premier Conte, zittendo la Iena Alice Martinelli, ha affermato che ci penserà lui a discutere della tutela dell’agroalimentare Made in Italy. Lo ritiene all’altezza? «La scorsa settimana avevamo uno stand al Villaggio Coldiretti alla Montagnola di Bologna. C’è stata una passerella di numerosi esponenti politici, tra cui Conte. Sono stati informati dal nostro presidente nazionale, si sono impegnati a trattare la sospensione dei dazi sul nostro settore... Ma non penso riusciremo ad eliminarli (Ieri, lo stesso Wto ha autorizzato a imporre tariffe su prodotti per 7,5 miliardi di dollari, ndr )».

Di Maio, in campagna elettorale, era venuto in visita in via Neida. Siete un’azienda molto nota fuori Reggio. Quanto producete? «Abbiamo 280 capi di cui 160 vacche in lattazione: produciamo 7500 quintali di latte e ne acquistiamo altri 700 di Reggiana, pari a circa 2200 forme annue. Dopo l’espertizzazione del Consorzio e dell’associazione della Razza reggiana, a 24 mesi il formaggio viene marchiato e il 60% va all’estero: Usa, Australia, Canada, Giappone, il resto dell’Europa. Senza il mercato Usa la filiera subirà un danno non indifferente. La Razza Reggiana è a rischio? «Quando i miei genitori Elia e Vanna Sassi iniziarono la battaglia per valorizzarla ne erano rimasti poco più di 800 capi. Oggi sono circa 4500, ma se l’Italia non difenderà i prodotti, la vedo molto grigia».