Delitto di Natale, il Gip lo scarcera: "Ha disciplina"

Concessi i domiciliari in clinica al 70enne fratricida

Franco Govi arrestato dalla polizia a Natale a Canali. In alto a destra gli avvocati Marco Fornaciari e Nico Vaccari

Franco Govi arrestato dalla polizia a Natale a Canali. In alto a destra gli avvocati Marco Fornaciari e Nico Vaccari

Reggio Emilia, 9 gennaio 2018 - Già dopo il primo incontro alla Pulce con il loro assistito, gli avvocati difensori di Franco Govi avevano fatto una constatazione che sapeva anche di appello: «Questa persona non può stare in carcere. E’ pentito per l’uccisione della sorella, ed è molto depresso». Ora, a nemmeno due settimane dall’omicidio di Natale a Canali, Franco Govi lascia la cella per passare ai domiciliari in una casa di cura dove potrà essere assistito dagli psichiatri.

Lo ha deciso il Gip di Reggio Emilia Giovanni Ghini. Si era opposto invece alla sostituzione della misura cautelare il pm titolare dell’inchiesta, Giacomo Forte, che ora ricorrerà contro l’ordinanza di scarcerazione.

Il giudice, per disporre la nuova misura nei confronti del 70enne accusato di omicidio pluriaggravato, ha valutato il fatto che fosse incensurato prima del delitto, oltre ovviamente a tenere conto delle sue delicate condizioni psicofisiche attuali. Viene evidenziato il «grave disagio psichico» di Govi, valutato anche da un dirigente Ausl in questi giorni durante una visita, e al tempo stesso si auspica l’esercizio, nella nuova collocazione, di «un’autodisciplina mostrata in 70 anni di vita irreprensibile». Insomma, senza che venga meno l’imputabilità dell’indagato, si è tenuto conto della peculiare situazione del 70enne, che dopo l’omicidio ‘d’impeto’ della sorella Franca per futili motivi nel bagno dell’appartamento che condividevano in via Bologna ha tentato di uccidersi. L’uomo era stato poi arrestato dalla polizia.

«Troviamo che la decisione del giudice sia garbata e sensata – dice l’avvocato Marco Fornaciari, difensore di Govi assieme all’avvocato Nico Vaccari –. Da parte nostra non c’è stata in realtà una richiesta, ma solo una semplice osservazione dello stato in cui si trova il nostro assistito. Bisogna sottolineare come in questi giorni ci siano giunti tanti messaggi da parte di persone che non conoscevamo a sostegno del signor Govi. Una dimostrazione di affetto che riteniamo sincera e che raramente si riscontra nei confronti di persone indagate per gravi reati come questo. Questi messaggi – dice ancora Fornaciari – confermano la nostra versione dei fatti: Govi è una persona mite che quel giorno ha perso il controllo senza rendersi conto esattamente di quello che stesse facendo».