ANNA GIORGI
Cronaca

La denuncia di una ventenne reggiana al Capodanno di Milano: “Mi hanno accerchiata e toccata. Un incubo durato venti minuti”

Il racconto in lacrime della ragazza, vittima del branco, ai magistrati: “Erano trenta o quaranta giovani stranieri. Formavano un imbuto umano da cui non potevo uscire”

Il racconto choc dopo gli abusi di Capodanno a Milano

Il racconto choc dopo gli abusi di Capodanno a Milano

Milano, 14 gennaio 2025 – Sono sette, a oggi, le vittime individuate e tutte rintracciate dopo l’analisi dei frame delle telecamere di sorveglianza, che hanno ripreso i momenti concitati delle violenze la notte di Capodanno a Milano. La procura, però, sospetta che non siano le sole, le telecamere sono tante e gli investigatori non hanno ancora ultimato la visione. Ma già ieri, a confermare il sospetto del Quinto dipartimento, è stata una coppia di ventenni di Reggio Emilia. “Ho visto altre ragazze che piangevano”, ha messo a verbale la giovane vittima in lacrime davanti ai magistrati che indagano sul “tahrrush gamea” di piazza Duomo. Il termine arabo significa letteralmente “molestie di gruppo” e fu utilizzato per la prima volta in Egitto nel 2005, quando fu utilizzata dalle forze dell’ordine come strumento di repressione contro le donne che protestavano al Cairo, in piazza Tahrir. A Milano fu messo in atto anche tre anni fa.

Lo schema è stato descritto bene dalla ventenne sentita ieri come testimone. Per almeno venti minuti, tra mezzanotte e venti e mezzanotte e quaranta, la giovane ha spiegato che il branco ha creato “un imbuto” all’imbocco della Galleria, a due passi dal Duomo. Erano in trenta o quaranta in tutto, “soprattutto ragazzi stranieri”, uno o più di loro si occupavano di “trascinare” le donne che passavano in zona “dentro dei corridoi umani”. Alcuni, poi, mettevano in atto gli abusi sessuali e altri ancora stavano attorno “come copertura per l’accerchiamento”, mentre la “massa” di aggressori si muoveva in modo “ondulatorio” in un misto di confusione e di violenze. Alla fine, ha detto, il suo compagno è riuscita a strapparla agli aguzzini.

La deposizione della ventenne è servita anche per avere l’indicazione esatta del punto in cui sono avvenute le violenze. Tutte le deposizioni sono concordi nell’indicare lo stesso luogo ripreso dalla videosorveglianza in maniera piuttosto nitida. E per portare avanti le identificazioni degli aggressori sono state utili anche la descrizione dell’abbigliamento, l’analisi dei filmati e la localizzazione dei telefoni, oltre al lavoro in corso su software specifici di riconoscimento facciale. La Procura sta indagando su almeno cinque casi certi, tra cui quello di una coppia di inglesi. Tre le denunce finora raccolte dalle pm milanesi, c’è quella della studentessa belga, la prima a parlare coi media, e di un’avvocata lombarda, oltre alla querela della ragazza emiliana e del suo fidanzato. Mentre la giovane inglese, che è tra le vittime, si sarebbe rivolta alle autorità del proprio Paese, che poi trasmetteranno la denuncia al Quinto Dipartimento.