Didattica a distanza, istituti tecnici penalizzati

Il provveditore Bernardi: "Dad? Ci rimettono soprattutto gli studenti in laboratorio. Ma i presidi si stanno attrezzando"

Reggio Emilia, il provveditore Paolo Bernandi parla di didattica a distanza

Reggio Emilia, il provveditore Paolo Bernandi parla di didattica a distanza

Reggio Emilia, 28 ottobre 2020 - Paolo Bernardi, provveditore agli studi di Reggio, l’ordinanza regionale ha confermato l’indirizzo del nuovo Dpcm Conte: didattica a distanza almeno per il 75% delle attività scolastiche. L’ipotesi di chiedere una deroga non è mai stata sul tavolo? "Sarebbe stata vissuta come una sconfessione di una strategia nazionale. Dispiace e c’è anche un pizzico di comprensibile frustrazione perché le nostre scuole stavano funzionando bene e si era fatto un gran lavoro. Ma il problema era quello di togliere dalla città e dai mezzi di trasporto tanta gente contemporaneamente e questo risultato si ottiene solo chiudendo in parte le scuole. Noi come la Regione ritenevamo che ci fossero le condizioni per continuare la didattica in presenza, ma abbiamo agito con senso di responsabilità". Il diktat è chiaro: da domani si deve partire con le videolezioni. "Sì, oggi e domani (ieri e oggi, ndr) serviranno per organizzarci e questo lasso di tempo concessoci è già positivo. Mettere in atto una rivoluzione in una notte sarebbe stato complicato. Ma le scuole sono pronte, non sono state ferme già dall’estate quando sono state pubblicate le linee guida per la didattica a distanza integrata. Avremmo preferito evitare, ma pazienza".

Scuole e ragazzi sono attrezzati tecnologicamente o dobbiamo aspettarci le polemiche di disparità sociale, come in lockdown, sulle dotazioni? "Siamo attrezzati anche grazie ai grossi investimenti fatti in estate per acquistare pc e device da fornire in comodato gratuito ai ragazzi. Dire che le disparità sociali siano risolte sarebbe demenziale, ma non ho avvertito grosse difficoltà che riguardavano invece più i bambini di elementari e medie. Ma alle superiori tutti hanno uno smartphone o un computer". Occorrerà riorganizzare anche gli orari... "Sì, ci stiamo lavorando. Ci sarà un’alternanza a turni delle classi in modo che tutti possano avere almeno un giorno a settimana di contatto umano a scuola. Chiaro che questo intersecherà anche col trasporto scolastico che è difficile da riorganizzare con uno schiocco delle dita. Ecco perché bisogna agire in concerto con tutti, scuole, enti locali e trasporti". I laboratori sono difficili da sostituire in streaming, la didattica a distanza non rischia di penalizzare soprattutto gli istituti tecnico-professionali? "Certo, questo è un problema notevole. Il 75% di didattica a distanza non ci lascia molta manovra, ma sarà cura dei dirigenti scolastici piazzare nelle giornate in presenza più attività laboratoriali che lezioni frontali, dando priorità a prime e quinte per l’inserimento e la preparazione in vista della maturità. Auspico che questa situazione non sia definitiva e che a fine novembre si possa tornare alla normalità. Non solo per la scuola, ma per tutto il Paese. Ne va della nostra economia e del nostro sistema".