Diffida per il rumore Il sindaco incontra uno degli inquilini "Montiamo un pannello"

Daviddi sta provando a organizzare un faccia a faccia tra i vicini e la famiglia del bimbo autistico che ha ricevuto la lettera legale "Un gesto sbagliato che non risolve la situazione".

Diffida per il rumore  Il sindaco incontra  uno degli inquilini  "Montiamo un pannello"

Diffida per il rumore Il sindaco incontra uno degli inquilini "Montiamo un pannello"

di Ylenia Rocco

Dopo la diffida inviata alla famiglia Petrarca (nome di fantasia), che a Casalgrande e non solo ha scosso la comunità, ora tocca al sindaco Giuseppe Daviddi provare ad accorciare una distanza che inevitabilmente non fa bene ad entrambe le parti coinvolte.

L’obiettivo è di instaurare un confronto costruttivo tra gli inquilini dei due appartamenti e i genitori del piccolo Giacomo (anch’esso nome di fantasia), il bambino autistico che recherebbe fastidio con le sue urla. "Mi piacerebbe organizzare un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, ma devo attendere le disponibilità degli altri interlocutori".

Intanto, ieri mattina uno dei due vicini di casa ha richiesto un colloquio con il sindaco: "Mi ha fatto piacere e l’ho accolto subito – riferisce Davidddi – Quello che ho ribadito è che la lettera dell’avvocato si poteva evitare perché si esprimono concetti da un punto di vista sbagliato" e poi aggiunge: "Penso che comunque ci siano i margini per trovare un’intesa, che però era quella auspicata anche senza la lettera dell’avvocato".

Dal primo incontro di ieri mattina, il sindaco avrebbe colto la preoccupazione e l’interessamento dei vicini nel cercare di individuare una soluzione soprattutto tecnico costruttiva, più che sanitaria: "L’avvocato – commenta Daviddi – secondo me sbaglia quando fa riferimento alle cure offerte dal servizio sanitario; il disagio che i due vicini percepiscono è il rumore, che si può risolvere in un altro modo: coibentando una parete per esempio, più che addentrarci in un ambito che non ci compete, cioè quello sanitario. Se in tutti questi anni i servizi sanitari non hanno mai avuto nulla da segnalare, è perché svolgono bene il loro mestiere".

La sensazione del primo cittadino è che "i due condomini abbiano capito che la diffida, da risolversi in sette giorni, è stato un gesto duro che si sarebbe potuto evitare", e si chiede se "avessero scritto una lettera di loro pugno si fossero avvalsi delle stesse parole utilizzate dall’avvocato per esprimere il fastidio".

Immedesimarsi in chi dichiara di subire un disagio è doveroso ma il Comune sottolinea che, prima di arrivare ad una diffida, ci sono sempre altre strade da provare ad intraprendere: "Capisco gli inquilini dei due appartamenti che dicono di aver inviato diverse lettere alla famiglia e di non sapere più cosa fare, ma prima di un ultimatum con carte bollate c’erano, e ci sono, altre istituzioni da poter contattare. – conclude – A volte è vero che sono solo lettere che lasciano il tempo che trovano, però feriscono".

L’invito alla famiglia Petrarca di rivolgersi quanto prima ai servizi sanitari adeguati ha raggiunto il dirigente del servizio sociale unificato del distretto dell’Unione Tresinaro Secchia, Luca Benecchi: "Sicuramente i genitori in alcuni momenti possono essere molto affaticati nel seguire certe situazioni, ma l’appoggio da parte nostra e dei servizi sanitari lo ricevono da sempre. Diciamo che situazioni di questo tipo non si risolvono con le diffide. Non escludo che ci possano essere problemi per i condomini ma, dal nostro punto di vista, è sbagliato affrontare il disagio con degli aut aut, che alla fine non portano da nessuna parte". Una vicenda che potrebbe quindi essere risolta senza alcuna conseguenza legale, fortunatamente, per la famiglia in questione.