Diga di Vetto, è scontro sul ’progetto Marcello’

Maura Manghi (Iv) attacca l’Autorità di Bacino, che vorrebbe un invaso più piccolo

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di Francesca Chilloni

"Il Progetto Marcello della diga di Vetto è attuabile e in quali tempi? La rappresentante dell’Autorità di bacino del Po mi è sembrata Alice nel paese delle meraviglie: parla di cose che sono solo nella sua fantasia e in quella di alcuni tecnici e politici. Non si può pompare acqua dal Po che è già malato. A fronte della siccità e dei cambiamenti climatici, tutti gli esperti oggi ci hanno detto che la diga è la soluzione, ma se voi dite di no evidentemente il problema è solo politico".

È una bomba quella che il notaio Maura Manghi (Italia Viva) ha sganciato nel question time del convegno dedicato l’acqua quale risorsa fondamentale per territorio, che si è svolto ieri a Parma al Crédit Agricole. Durante l’iniziativa, organizzata dai Club Lions di Reggio, Parma e Mantova, si è parlato soprattutto del drammatico bisogno idrico del comparto agricolo.

Il primo dei relatori è stato il professor Giovanni Ballarini (Università di Parma) ha dato una prospettiva storica di profondità alla gestione del territorio padano. Il climatologo Massimiliano Fazzini ha analizzato i dati degli ultimi decenni affermando che l’estremizzazione climatica è in atto sia per motivi naturali che per cause antropiche: "Noi lavoriamo sui millesimi di grado, se in trent’anni c’è stato un innalzamento di 0,6°C è davvero tanto. Pochi decimi cambiano il sistema: le precipitazioni sono rimaste costanti ma le stesse quantità d’acqua cadono in meno giorni, creando problemi di alluvionamento. Il 2022 è stato l’anno horribilis: la seconda siccità estrema dopo quella 1932, con una portata del Po a Piacenza già deficitaria in marzo". Le bombe d’acqua sono "fenomeni che non possiamo prevedere. Siccità e alluvioni sono le due facce della stessa medaglia: nel bacino dell’Enza abbiamo avuto 285 giorni senza pioggia. L’uomo si deve adattare alla natura: in modo soft ad esempio riducendo gli sprechi. E in modo hard, costruendo invasi che, nel pieno rispetto dell’ambiente fisico e degli ecosistemi, diano ai fiumi la resilienza che sta andando perduta".

L’ingegner Stefano Orlandini (prof. Costruzioni idrauliche Unimore) ha illustrato come la diga a Vetto ideale sarebbe fatta in terra ed inerti, con una capienza di circa 150-100 milioni di mc. Infine la biologa Fernanda Moroni (Autorità di bacino), ha illustrato cosa l’Ente fa per mantenere l’equilibrio ambientale del Po e gli studi fatti sui vari corpi idrici, tra cui l’Enza, in ottemperanza alle direttive Ue da cui poi attivano i Fondi strutturali. Ma per l’Autorità, l’invaso ideale è da 20-27 milioni mc: "C’è bisogno invaso sull’Enza? Sì. Quanto grande, dove e come farlo è un tema ancora da discutere, sono arrivate risorse dal Ministero per fare uno studio: in quella sede discutiamo e decidiamo. Noi seguiamo il percorso che ci chiede l’Europa. Il tema è: vogliano rischiare la procedura di infrazione o affrontiamo problema, ragionando su un invaso che possa soddisfare tutte le esigenze? I dati non segnalano fabbisogno d’acqua tale da ricorrere al Progetto Marcello".