Non una panacea, anzi una soluzione "estrema" da adottare "soltanto qualora non vi fosse la possibilità di rispondere alla domanda di risorsa idrica attraverso interventi meno impattanti". Anche Legambiente boccia la diga di Vetto, progetto a cui del resto gli ambientalisti hanno posto il loro rifiuto fin dal 2017. Si tratta, afferma Legambiente, di un "progetto degli anni ‘80, che valutato oggi risponde a una logica estranea ai problemi della contemporaneità: all’epoca era infatti finalizzato soltanto a soddisfare il fabbisogno idrico delle attività produttive, tralasciando gli aspetti della conservazione degli habitat e gli scenari attuali profondamente condizionati dalla crisi climatica in atto". Bene l’incremento della capacità di invasare acqua, ma "nel caso del progetto della diga (almeno quello originale) il fine non giustifica i mezzi: un’opera delle dimensioni previste dal progetto dell’epoca, un’opera che peraltro si prevede possa entrare in funzione tra 30 anni, non solo non risponde alle emergenze del presente per i tempi lunghi di realizzazione, ma è destinata a mettere a rischio gli stessi habitat che oggi contribuiscono alla regolazione e alla ricarica della falda acquifera e alla riduzione dei rischi derivanti dagli eventi estremi sempre più frequenti". Legambiente sollecita invece "molteplici misure attuabili per alleviare la mancanza di acqua, a partire dagli interventi sulla rete di distribuzione dell’acqua per la riduzione delle perdite e dall’impiego di tecniche irrigue che favoriscano il risparmio idrico".
Queste opere, "piccole e distribuite", secondo l’associazione "non solo potrebbero essere già un contributo fondamentale per fronteggiare fin d’ora la scarsità idrica, ma sarebbero da realizzare anche in caso della costruzione di un invaso, anzi prioritariamente rispetto ad esso: vogliamo stoccare più acqua per continuare a sprecarne, e sprecarne in prospettiva sempre di più?". Modifiche servono secondo gli ambientalisti anche alla produzione del Parmigiano Reggiano, "che deve essere rivista nei contesti nei quali è tuttora impiegata la pratica dell’irrigazione a scorrimento dei prati stabili per il foraggio, particolarmente impattante sotto il profilo dell’impronta idrica".