Diga, Salvini accelera "Il dramma di queste ore lo dimostra: al territorio servono infrastrutture"

Il ministro: "Va realizzato velocemente l’invaso, il più capiente possibile" "Sul piatto per Vetto ci sono 3,2 milioni destinati alla progettazione".

Diga, Salvini accelera  "Il dramma di queste ore  lo dimostra: al territorio  servono infrastrutture"

Diga, Salvini accelera "Il dramma di queste ore lo dimostra: al territorio servono infrastrutture"

di Francesca Chilloni

Accelerare sulla diga di Vetto, che sarà "più moderna e sicura". Lo scrive in una nota il Ministero delle Infrastrutture, in cui si afferma che "il dramma che si sta consumando in Emilia-Romagna rafforza la convinzione che servono infrastrutture efficaci a tutela del territorio".

L’obiettivo del dicastero guidato da Matteo Salvini "è realizzare velocemente" la diga di Vetto, "immaginandola il più possibile capiente e dando per scontato che dovrà essere moderna e sicura. Sul piatto ci sono già 3,2 milioni per la progettazione". Ieri dunque, ancora una volta, il ministro - che oggi sarà a Bologna per fare il punto sulla situazione - ha confermato che una delle opere-bandiera prioritarie del suo mandato è l’invaso da oltre 100 milioni di metri cubi sull’Enza. Salvini di recente ha affermato che la nomina di un Commissario speciale per la Diga potrebbe essere la strada maestra da intraprendere per velocizzare la realizzazione dell’opera, riunendo in un unico soggetto poteri e risorse pubbliche, bypassando la farraginosità burocratica e i veti politici che caratterizzerebbe invece i numerosi passaggi autorizzativi necessari nei vari enti, dalla Regione all’Autorità di Bacino distrettuale del Po.

Il vicepremier aveva sottolineato che "i troppi ‘no’ ideologici hanno aggravato i problemi idrogeologici e hanno rallentato la corretta gestione delle risorse idriche".

In Italia sono già 11 le dighe commissariate: alcune si trovano in Campania, altre in Regioni a statuto speciale come la Sardegna e la Sicilia. La diga a cui il Mit fa riferimento è quasi identica a quella che nel 1860 venne immaginato da Giuseppe Carlo Grisanti, i cui disegni sono custoditi nel Municipio di San Polo. L’idea fu trasformata in un progetto esecutivo negli anni ’80 dallo studio Claudio Marcello, esperto che realizzò dighe in tutto il mondo (venne tra l’altro coinvolto in quella di Assuan, in Egitto, un capolavoro planetario dell’ingegneria). L’allora ministro dell’Agricoltura Giovanni Marcora rilanciò l’opera perché necessaria al sistema produttivo locale (la Food Valley del Parmigiano Reggiano) e nel 1982 ne sottoscrisse il progetto: altezza del "terrapieno" 89 metri, capienza 102 milioni di mc; si prevedevano anche usi civili e una centrale idroelettrica. I primi lavori alla base dello sbarramento (il "Taglione") iniziarono nell’88, per poi essere bloccati pochi mesi dopo (nella foto, ciò che resta) da un fronte politico-ambientalista che solo di recente ha iniziato a sgretolarsi; la Regione ne sposò le posizioni, chiudendo il progetto in cassetto nonostante la Valutazione di impatto ambientale fosse sostanzialmente positiva. Nell’agosto 2020 l’Autorità di bacino presentò uno studio sulla risorsa idrica in Val d’Enza che prevedeva quattro tipi di interventi interconnessi: efficientamento della rete di distribuzione delle acque e recupero dei reflui; manutenzione straordinaria della traversa di Cerezzola (in corso) e costruzione di piccoli laghi, traverse e pozzi; ripristino a scopi irrigui e idropotabili dei laghetti montani Enel. Infine, realizzazione di un invaso da 25-30 milioni di mc… una "dighetta". Il 25 gennaio la Regione ha dato un via libera bipartisan a una risoluzione per la realizzazione della diga, ed Governo ha stanziato 3,5 milioni di euro per lo studio di fattibilità. In molti vorrebbero una "dighetta" ma oggi, a fronte anche dei cambiamenti climatici, è più che mai è evidente che nel 1860 furono lungimiranti a pensare ad un invaso da 100 milioni di metri cubi.