"Dobbiamo risparmiare e stivare l’acqua"

Il presidente del Parco, Giovanelli, dice sì agli invasi: "Sui monti stiamo perdendo le sorgenti. Trent’anni fa non c’erano questi problemi"

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"Secondo il Gps stavo camminando sull’acqua proprio come Gesù. E invece, come da foto, ero coi piedi ben appoggiati nel letto del lago oramai dimezzato. Ma almeno c’è".

Parla da sé, l’interessante post che l’appassionato escursionista Ottavio Boiardi ha pubblicato su Facebook: il lago Paduli, accanto al Lagastrello, è uno specchio d’acqua sempre più risicato, al punto da ingannare persino cartine e segnale satellitare.

Un’immagine che fa riflettere, specchio del mutamento climatico. Ne abbiamo parlato con Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.

"La situazione meteorologica di questa primavera – dice il presidente Giovanelli – è per certi versi eccezionale, anche se in linea con un lungo trend. Abbiamo registrato la perdita di sorgenti d’acqua e una diminuzione delle nevi, che rilasciano l’acqua lentamente, con lo scioglimento".

Cosa fare?

"Bisogna intensificare le politiche di contrasto al cambiamento, e mettere in atto quelle d’adattamento, perché purtroppo se l’acqua non ce l’hai, non ce l’hai".

Come Parco ne avete discusso?

"Da poco abbiamo fatto il punto in un convegno mettendo insieme Autorità di bacino, Consorzi di Bonifica, Arpa, enti gestori delle acque potabili, Università, studiosi di clima e di geologia".

Cosa ne è venuto fuori?

"In due parole: risparmio e stivaggio".

Stivaggio, cioè diga di Vetto?

"Non c’è solo Vetto, tutte le valli hanno lo stesso problema".

Un grande invaso o un sistema di mini-dighe?

"Non so, non faccio l’ingegnere. Certo ci troviamo di fronte a un problema, a un cambiamento climatico, che trent’anni fa non c’era e che riguarda non solo noi ma il bacino del Ticino, dell’Oglio, dell’Adda, della Dora, e poi dell’Enza, del Secchia, del Panaro".

Com’è la situazione?

"Solo per mantenere le attività attuali dovremmo disporre di più acqua. L’anno scorso Il Secchia era senz’acqua al Pianello. E attenzione: al Pianello siamo ancora in montagna. Poi certo, dobbiamo cercare di migliorare l’agricoltura e l’industria, che non può contare su volumi d’acqua infiniti".

In che modo?

"Intervendo sui consumi e sul riutilizzo. Nei tempi lunghi dovremo cambiare delle colture, puntare verso quelle meno idroesigenti".

Dal punto di vista dell’equilibrio geologico?

"Marzo è stato certamente un mese specialissimo per assenza di piogge. Ma chiaramente bisogna rifare i conti. Penso che i nostri torrenti rischino di diventare come fiumare: a secco e poi gonfi d’acqua all’improvviso".

Per via dei temporali.

"Sono cambiate anche le precipitazioni. In un anno magari cade la stessa quantità d’acqua, ma più concentrata in rare occasioni: diminuisce l’assorbimento, si complica il deflusso".

Andrea Fiori