Reggio Emilia, don Artoni. "Ai domiciliari ho pregato e letto molto"

Don Artoni già oggi sarà nel suo nuovo alloggio alla comunità Papa Giovanni XXIII

Don Ercole Artoni

Don Ercole Artoni

Reggio Emilia, 24 novembre 2018 - "Mi sono mancati molto. Voglio rivederli al più presto, subito". Ha la voce flebile, ma le idee chiare. Oggi don Ercole Artoni, 88 anni, rimesso in libertà giovedì dal tribunale di Ancona, riabbraccerà la sua vera famiglia e quelli che considera come figli: i ragazzi ospiti del centro sociale ‘Papà Giovanni XXIII’, a Sesso, quelli che lui da quarant’anni a oggi, insieme ai collaboratori, ha salvato dalla droga, dalle dipendenze, dalla disperazione, dalla morte, grazie alla struttura che ha fondato.

È a loro che va il primo pensiero del sacerdote, arrestato a fine settembre per minacce nei confronti del giudice Cristina Beretti, presidente del tribunale, la medesima accusa contestata al commerciante 74enne Aldo Ruffini. Da due mesi don Artoni era ai domiciliari a Castelnovo Sotto. Ma la sua vera casa è a Sesso, in mezzo alla comunità, dove il prete anticonformista, consigliere comunale del Pci negli anni Ottanta, tante posizioni in controtendenza rispetto a quelle della Chiesa, si recherà, come ci ha annunciato ieri, già stamattina: «Voglio riabbracciare tutti i miei ragazzi».

Sulla vicenda giudiziaria, che lo vedrà a processo il 22 gennaio ad Ancona - dove ha sede il tribunale che si occupa dei reati che riguardano i magistrati - , ribadisce la linea che già aveva affidato in questo periodo ai suoi difensori, gli avvocati Alessandro Nizzoli e Francesca Corsi: «Sono innocente, le mie parole sono state fraintese», dice con riferimento a quanto disse al giudice Beretti. E rimarca, al di là dell’arresto proprio per le minacce a un togato, «ho sempre avuto fiducia nella magistratura e continuo ad averne».

Come ha trascorso questi due mesi di restrizione don Artoni, da sempre vulcanico, molto attivo e instancabile, nonostantegli 88 anni? «Ho pregato - risponde lui -, ho letto molti libri e ho pensato ai miei ragazzi». Già, sempre loro. Tra pochi giorni il sacerdote potrà vivere nell’alloggio che la comunità gli ha preparato in questo periodo all’interno della struttura di Sesso e dove, fino a pochi giorni fa, prima della decisione del giudice per le indagini preliminari di revocargli la misura cautelare, sperava di potersi trasferire per scontare i domiciliari. Ora invece vi farà ritorno da uomo libero, in attesa del ggudizio.

«Manca soltanto qualche mobile nella camera da letto. La casa dovrebbe essere pronta tra martedì e mercoledì, quando il don potrà già trasferirsi qui», afferma sull’andamento dei lavori Matteo Iori, presidente del centro sociale, che ieri ha fatto visita al sacerdote. La vicenda non è ancora chiusa: il sacerdote dovrà infatti difendersi dalle accuse, così come Ruffini, davanti al giudice. Ma ora don Artoni, tornato a piede libero, tira un mezzo sospiro di sollievo: «Tornare a vivere in mezzo ai miei ragazzi mi darà la forza per affrontare il processo. E potrò, come sempre, celebrare la messa della Vigilia di Natale in mezzo a loro, come ho sempre fatto».