Due pietre d’inciampo dedicate ai nostri militari Tamagnini e Diacci: i bagnolesi deportati nel 1943

Alla cerimonia di posa delle pietre i ragazzi diventano ’candele di memoria’: sempre ’accesi’ per ricordare la storia

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Sabato 23 aprile scorso, alcuni alunni delle classi terze della Scuola secondaria di primo grado Ezio Comparoni di Bagnolo in Piano hanno partecipato alla posa di due pietre d’inciampo. Alla cerimonia erano presenti anche il sindaco Gianluca Paoli, gli esperti di Istoreco (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea) e alcuni cittadini che, incuriositi, si sono fermati per assistere.

Le pietre d’inciampo sono dei cubi in cemento di circa 10 cm per lato con la parte superiore in ottone: su queste vengono incisi il nome della persona che si vuole ricordare, le date di nascita e di morte, il luogo e il modo in cui è stata uccisa. Le pietre vengono posate nell’ultimo domicilio conosciuto delle vittime della persecuzione nazista, per far ‘inciampare’ i passanti, obbligandoli a fermarsi, leggere e fare memoria di ciò che è stato. In via Gramsci 10 e in via Verdi 10 sono state posate rispettivamente le pietre di Pace Tamagnini e di Angelo Diacci, due militari bagnolesi che furono catturati dopo l’8 settembre 1943 e deportati in un campo di prigionia che si trovava vicino a Minsk, diventando degli Imi (internati militari italiani). L’armistizio aveva comportato per i soldati una scelta, che a molti costò la vita: schierarsi o meno con i nazisti, prima alleati degli italiani, ma da quel momento nemici. Nei mesi di febbraio e marzo, tutti gli alunni delle classi terze, guidati dagli esperti di Istoreco e dai docenti, sono stati impegnati nell’analisi dei documenti riguardanti Tamagnini e Diacci, per cercare di ricostruirne la storia, immaginarne la vita durante la guerra e nel campo di prigionia. I testi, frutto di questo lavoro, sono stati letti durante la cerimonia, per provare a dare nuovamente vita a questi due uomini, per cercare di non dimenticare. Per noi alunni questo progetto è stato significativo, perché ci ha messo in gioco in prima persona per ricostruire un piccolo, ma importante pezzo della storia della Seconda Guerra Mondiale, fatto di eventi, ma soprattutto di persone che vanno ricordate, perché, come dice Liliana Segre, noi giovani siamo chiamati ad essere "candele della memoria".

Gloria Cristofari, Anna Ferrari, Ettore Giliberti, Valentina Todeschi III E