"Due ristoranti stellati dirimpettai, che record"

Esulta il sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro: "Sono a venti metri di distanza, un’intensità gastronomica che è astronomica"

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di Giulia Beneventi

Da una certa angolazione di piazza Ventiquattro Maggio, a Rubiera, si possono vedere entrambe le insegne dell’Osteria del Viandante e della Clinica Gastronomica Arnaldo. Due ristoranti, entrambi nel firmamento Michelin, che distano poco meno di venti metri l’uno dall’altro. Qualche cittadino sale le scale del ‘nuovo arrivato’ per congratularsi: la gestione di Marco Bizzarri, ceo di Gucci e rubierese doc, ha portato l’Osteria del Viandante a conquistare la stella a solo un anno dall’apertura, oltre alla stella verde, una selezione sempre a firma Michelin e nata nel 2020, che premia le attività più sensibili sul tema della sostenibilità. Gli stessi prestigi hanno raggiunto l’altro suo ristorante, Dalla Gioconda a Gabicce Monte (Pesaro-Urbino), gestito dal figlio 29enne Stefano Bizzarri. Arnaldo invece ha conquistato, con quest’ultima, la 62ª stella Michelin; simbolo di una tradizione che sa sempre giocarsi molto bene le sue carte. Questo piccolo microcosmo di gastronomia d’élite si sviluppa a pochi passi dalla via Emilia Ovest, dove il caos di macchine e camion inizia già ad accalcarsi nell’ora di punta pomeridiana. Con anche Ca’ Matilde, a Quattro Ca-stella, si chiude la triade di ristoranti reggiani citati nella ‘bibbia’ Michelin. Ora Rubiera, un comune di quasi 15mila abitanti, ne conta ben due: un caso simile è quello di Porto San Giorgio a Fermo, nelle Marche, con il Retroscena e L’Arcade, o anche a Codigoro (Ferrara) che ospita sia La Capanna di Eraclio che La Zanzara.

Quello di piazza Ventiquattro Maggio però, con due templi della cucina come dirimpettai, fa davvero sorridere; quasi a voler ricordare che sotto il lustro e il prestigio sta quell’ossatura genuina, propria del commercio di prossimità.

Una situazione senza dubbio "originale" è il commento del sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro, ma che rispecchia alla perfezione "l’identità di questo comune nella sua connotazione di territorio ‘di passaggio’ e votato all’ospitalità". "Entrambe le attività – continua – sono inserite a pieno titolo nella vita del paese, portate avanti da due compaesani che si stimano a vicenda". Essere nell’olimpo della cucina nazionale poi "porterà certo molte persone anche da fuori – conclude – con tutti gli effetti positivi che ne derivano, economicamente parlando". "Sono contento per Rubiera. Incredibilmente queste due ’stelle’ si affacciano sulla stessa strada, a venti metri l’uno dall’altro. Una intensità gastronomica che è astronomica. Credo possa essere una sorta di record, così come lo è avere un ristorante stellato ogni 7400 abitanti. Un dato straordinario, che racconta come l’amore per il bello e per il buono si possano trasformare in azione imprenditoriale, in lavoro, in arte".

Roberto Bottero, titolare di Clinica Gastronomica Arnaldo, si concede solo qualche minuto prima di tornare al turno del pranzo. Con i colleghi dall’altra parte della strada c’è "un ottimo rapporto – dice –. L’Osteria del Viandante ha una cucina diversa dalla nostra, sono sicuro che avere un’offerta più ricca possa far diventare il centro storico un punto di riferimento culinario per tante persone, da tutta Italia". Il ricordo della loro prima stella Michelin è impresso, nero su bianco, sulla guida edita nel 1959. Sono passati più di sessant’anni da quel primato, interrottosi solo per due anni alla fine degli anni ’90. "Sono sollevato – sospira Bottero – è sempre dura vincerla. La selezione della guida Michelin guarda anche all’innovazione e per un locale come il nostro, che fa della tradizione il suo caposaldo, non è sempre facile". Non che la ricerca e il miglioramento non trovino posto a questa tavola, "solo la carta dei vini è passata da 500 a più di 800 etichette – precisa il titolare –. Abbiamo un prodotto che portiamo avanti con orgoglio, anche nelle tecniche di preparazione. Chi viene da noi si aspetta un certo tipo di menù e alcuni clienti lo dicono anche: "Guai a cambiare". Il gusto della novità si affianca ai sapori di una volta, basta attraversare la strada… e chissà se magari, a turno finito, gli stessi chef stellati non si ritrovino a bere un calice di vino.