E’ importante educarne all’utilizzo

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Tatiana

Giuffredi*

In diverse realtà scolastiche nasce la sperimentazione della "digital class": il libro tradizionale è sostituito dal tablet in classe sia per docenti che per alunni. Una rivoluzione? O una perdita? Sicuramente, anche se la nostra epoca è immersa nella tecnologia digitale, una scuola senza libro cartaceo appare un vero e proprio "salto nel nuovo", in cui possono convivere entusiasmi progressivi e timori nostalgici. Dal punto di vista di un sindacato, come la FLC CGIL, che considera la scuola pubblica la forza motrice della democrazia e della libertà, un cambiamento nella direzione dell’innovazione tecnologica assume una valenza propulsiva a patto che gli utilizzatori, tanto più se adolescenti, vengano messi nella condizione di conoscerne le potenzialità straordinarie. Il rischio di questo cambiamento è non tanto quello di diseducare i ragazzi e le ragazze alla manualità della scrittura, perché questi moderni device sono in grado di riprodurre anche la scrittura manuale. Il pericolo è piuttosto quello che essi vengano affidati alle mani di giovani inesperti, senza un adeguato "apprendistato". Solo un coerente percorso di apprendimento, infatti, graduale e finalizzato ad una profonda conoscenza delle potenzialità di questi strumenti, può trasformare una didattica innovativa in opportunità di sviluppo. In assenza di questo, i tablet possono, infatti, scadere in giochi passatempo, attraenti ma distraenti. Uno spreco di energie, economiche e didattiche, se la bellezza di questo investimento non si riempie di senso, di prospettiva educativa, di progetto formativo ad ampio raggio. Il salto nel nuovo può essere una entusiasmante vertigine, solo se non si salta nel vuoto.

* funzionaria Flc Cgil scuola