E l’aceto balsamico marcia verso l’Unesco

"Tutto è politica" dicono gli esperti. "Tutto è polemica" verrebbe da dire a noi, a volte. Soprattutto quando perfino il mangiare diviene terreno di scontro - politico, appunto - a colpi di foto, stories e podcast. E negli ultimi mesi è successo spesso, tra il Parmigiano del Wisconsin e la farina di grillo che tremare ci fa. Aldilà degli scontri, il cibo è componente fondamentale dell’identità di un territorio e della cultura di chi ci abita. Reggio e i reggiani lo sanno e anche in questi ultimi anni varie iniziative sono state lanciate per tutelare quella che - sperando nessuno si offenda - è una delle migliori cucine del mondo.

L’erbazzone è indubbiamente uno dei simboli della città ed è in corso in questi mesi l’iter per farlo riconoscere tra le specialità alimentari Dop e Igp dell’Emilia-Romagna. L’associazione dei produttori si è dotata di un disciplinare e ha presentato la domanda a fine 2022. I documenti sono ora in possesso del Ministero delle politiche agricole, che entro maggio dovrebbe esprimersi.

L’aceto balsamico è invece candidato a patrimonio immateriale Unesco: in un’iniziativa promossa da vari Comuni tra Reggio e Modena, tra fine gennaio e inizio febbraio sono state raccolte più di quattromila firme. "Abbiamo superato i nostri obiettivi iniziali - ci aggiorna Valeria Musi, presidente dell’Accademia dell’aceto tradizionale ’Terre di Canossa - e a metà febbraio abbiamo presentato una relazione e un video alla commissione italiana Unesco". C’è stato però un ritardo: "La candidatura iniziale era ’Tradizione del balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare dell’Emilia centrale’. Dopo averla presentata, il consorzio modenese ha voluto cambiare l’ultima parte del nome in ’delle province di Modena e Reggio’ per evitare che Bologna potesse approfittarne. Adesso dobbiamo aggiornare la documentazione, per il riconoscimento comunque i tempi saranno lunghi - continua Musi -, nel migliore dei casi sarà nel 2024. Sia chiaro: il premio non ha fini commerciali, non a caso nel titolo non abbiamo inserito la parola ’aceto’, ma culturali: sarebbe un riconoscimento molto prestigioso per i nostri territori"

Tommaso Vezzani