Saman Abbas, è stato lo zio a indicare dove scavare. Resta il rebus della madre latitante

Danish Hasnain è stato portato fuori dal carcere di Reggio e ha accompagnato i carabinieri al rudere. Per avere i cinque imputati al processo si attende la cattura di Nazia in patria e l’estradizione del padre

Reggio Emilia, 21 novembre 2022 - Lui l’avrebbe uccisa e lui stesso ha svelato, un anno e mezzo dopo, dove è stato nascosto il cadavere di Saman. Lo zio Danish Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale del delitto d’onore della 18enne nipote, ha indicato agli inquirenti l’esatto punto in cui il corpo è stato sepolto, nel rudere a poche centinaia di metri dall’azienda agricola Bartoli, dove viveva e lavorava tutta la famiglia Abbas.

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Saman Abbas e lo zio
Saman Abbas e lo zio

Come confermano fonti investigative qualificate, proprio lui venerdì sera – accompagnato dalla polizia penitenziaria a Novellara – ha mostrato ai carabinieri dove scavare, facendo così rinvenire i resti della giovane pakistana nel casolare diroccato. Una mossa che potrebbe essere stata suggerita dall’avvocato difensore Domenico Noris Bucchi; una strategia per cercare lo sconto di un’eventuale pena, anticipando un’ipotetica confessione di Shabbar, padre di Saman, dopo l’arresto in Pakistan. Era difficile anche solo lontanamente immaginare che il ritrovamento della salma potesse essere riconducibile a una mera attività di ricerche – peraltro sospese da mesi – degli inquirenti; le stesse parole di sabato del procuratore capo Gaetano Calogero Paci erano state sibilline: "L’arresto di Shabbar non c’entra", smentendo dunque che fosse stato il padre a parlare. Per poi aggiungere: "Questo ritrovamento è frutto del nostro lavoro investigativo. Abbiamo verificato e controllato in un punto preciso". Nella prima parte dell’affermazione è ovvio che ci sia un plauso di parte a chi conduce le indagini, mentre nell’ultima si allude comunque al punto esatto, non escludendo o smentendo che possa essere stato qualcuno a indicarlo.

Il dito è stato proprio quello dello zio Danish. Colui che avrebbe strangolato Saman la notte del 30 aprile 2021, per poi sotterrarla nell’oblio con la complicità del padre Shabbar e dei cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Tutti e quattro arrestati e accusati in concorso di omicidio premeditato, sequestro di persona e soppressione di cadavere (che potrebbe essere derubricato in occultamento, essendo stato ritrovato il corpo).

All’appello ora manca solo il quinto imputato: Nazia Shaheen, la madre di Saman. L’unica rimasta latitante. Anche se carabinieri, Interpol e polizia pachistana saprebbero già dove si trova. La donna avrebbe le ore di libertà contate. Ma la partita è tutta diplomatica. Italia e Pakistan stanno dialogando; oltre che per l’estradizione di Shabbar, anche per quella eventuale di Nazia sulla quale la trattativa sembra essere più ardua. L’obiettivo però è quello di avere a Reggio tutti e cinque gli imputati per la morte della povera ragazza, per il 10 febbraio. Data nella quale inizierà il processo per dare finalmente almeno un po’ di giustizia a Saman.