FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Ebrei reggiani dimenticati: "Non c’è più una comunità. Ma l’alfabeto degli yiddish nacque nel nostro ghetto"

Il cavriaghese Bonilauri fu tra gli allestitori del primo museo ebraico a Bologna "Un documento attesta l’origine della lingua nella nostra città tra il 1100 e il 1200".

Ebrei reggiani dimenticati: "Non c’è più una comunità. Ma l’alfabeto degli yiddish nacque nel nostro ghetto"

Ebrei reggiani dimenticati: "Non c’è più una comunità. Ma l’alfabeto degli yiddish nacque nel nostro ghetto"

Ha tanti amici in Israele e vive la situazione internazionale con il grande dolore di chi ne ha viste tante in quell’area, ma non la pace tra "due popoli in due Stati". Il cavriaghese Franco Bonilauri, museologo, storico dell’arte e ebraista, è stato tra gli allestitori del Museo Ebraico di Bologna, il primo in Italia in cui le istituzioni pubbliche (Comune e Regione) e la Comunità israelitica hanno collaborato, ed il primo multimediale. La storia del Museo – cui ha dedicato un libro uscito di recente per i tipi de Il Mulino – è quella della ricostruzione di una presenza che in Emilia-Romagna è stata fondamentale.

"Oggi a Reggio non ci sono più ebrei – spiega il professore – A Bologna sono 200, a Modena una cinquantina. In Italia sono 30mila, di cui circa 15mila a Roma e 10mila a Milano". Nel 1984 Bonilauri lavorava all’Istituto regionale Beni Culturali, allora presieduto da Giuseppe Gherpelli, ex assessore alla Cultura di Reggio. "Avviammo una ricerca sul patrimonio ebraico, e fui invitato ad allestire una mostra. Nel 1989 presentammo "Meraviglie del Ghetto" al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Era suddivisa in tre sezioni. La prima dedicata al patrimonio storico. La seconda ai manoscritti: in pochi sanno che alla Biblioteca nazionale palatina di Parma c’è il più grande fondo di manoscritti ebraici d’Europa (allora di livello mondiale). Conserva addirittura un documento che attesta che l’origine dell’alfabeto della lingua Yiddish è a Reggio Emilia, nel 1100-1200… specchio dell’importanza del ghetto della nostra città".

La prima cattedra di Ebraico la istituì l’università di Bologna, giudea fu una delle prime tipografie che nel 1477 stampò i Salmi… La terza sezione era dedicata al Tesoro Ebraico di Praga: "Il nazismo, raccogliendo quegli oggetti, progettava di creare un museo su una razza estinta". La mostra ebbe eco mondiale, e nacque l’idea di realizzare il museo, inaugurato poi nel 1999: "Gli ebrei emiliani provavano una grande diffidenza. Grazie al supporto di Tullia Zevi, allora presidente delle Comunità ebraiche, il nostro è stato il primo museo ebraico gestito da istituzioni pubbliche. In seguito sono arrivati il Meis di Ferrara; a Roma è in corso di realizzazione il Museo della Shoah mentre a Milano c’è quello dedicato al binario 21, sotto la Stazione centrale, da dove partiamo i deportati del Nord… altrimenti passavano da Carpi, come Primo Levi". L’assenza di oggetti fu un problema: "Nel 1555 lo Stato della Chiesa inizia la ghettizzazione, poi ci fu la cacciata da Bologna; gli ebrei potevano vivere solo a Roma, Ancona ed Avignone. Tornarono in epoca napoleonica con la Cispadana. Il 23 settembre 1943, la bella sinagoga di Bologna viene distrutta da una bomba. Tanti oggetti così sono andati perduti. Ma bisogna sempre ricordare che la Cultura Occidentale è fatta di lingua e cultura giudaica, e di cultura greco-romana".