Eccidio della Bettola: la lettera alle stelle della notte di San Giovanni

La nipote di una delle vittime ricorda i parenti travolti dalla barbarie nazista: “Ancor oggi voi siete qui con noi”

La Locanda della Bettola

La Locanda della Bettola

Reggio Emilia, 28 gennaio 2023 - All’una di notte del 24 giugno del 1944, un reparto di soldati tedeschi, per vendetta dopo uno scontro a fuoco con dei sabotatori partigiani, irruppe nella Locanda della Bettola, sull’Appennino Reggiano, e uccise 32 civili inermi. Il più piccolo, Pietro Varini, 18 mesi, fu arso vivo.

Elena Fieni, nipote di una di quelle vittime, ha scritto questa commovente lettera in occasione del compleanno della zia.

La lettera

Oggi, nostra zia, sorella di mio nonno Alcide, compirebbe 120 anni.

È la prima volta che celebro il suo compleanno, ma sento che questo è il giorno giusto per iniziare a farlo, visto che la penso sempre.

Se in famiglia non l’abbiamo mai festeggiata è perché non abbiamo mai avuto la fortuna di conoscerla, né di sapere molto di lei.

Poi, ieri, sfogliando dei documenti ho, finalmente, scoperto la sua data di nascita: 27 gennaio 1903. Acquario, segno che adoro.

Ma la scoperta non è avvenuta.. per caso: ieri, infatti, essendo i giorni della memoria, stavo facendo qualche ulteriore ricerca sui Martiri della Bettola di Reggio Emilia, rappresaglia nazista, quando mi sono imbattuta in un file contenente dati anagrafici ed informazioni mai viste prima.

Nostra zia si chiamava Maria Lasagni. Guardando la sua foto, nella sua semplicità, l’ho sempre trovata bella; forse, perché mi ricorda tanto mio nonno e ancora più mia mamma o, forse, perché il destino l’ha voluta fissare nel tempo, per sempre, durante i migliori anni della sua vita o, in quelli, che una donna della sua età avrebbe avuto se non avesse vissuto in tempo di guerra.

Ma anche in quei famigerati anni ’40, Maria era probabilmente contenta. Era giovane e aveva tre bellissimi bambini: Laura, Ettore e Gianni. Era anche molto amata da suo marito, Zelindo Barbieri, che faceva il fattorino alla Cassa di Risparmio - anche questo è un “dettaglio” che ho scoperto solo ieri, su internet.

Ma Maria e tutti loro, i Barbieri, avevano un appuntamento fissato con il loro destino alla Locanda della Bettola, dove Zelindo, malgrado i suggerimenti di mio nonno, aveva deciso di trasferire la famiglia per un po’… “meglio andare sfollati in montagna che è più sicuro”, sosteneva, giustamente lui.

Invisibili, ma tangibili dal 1944: auree dalle forme umane incastonate nell’aria intrisa di parole non pronunciabili, di racconti non narrabili; energie sottili che hanno “educatamente” abitato nel silenzio riservato e profondo che nostro nonno Alcide e nostra nonna Rina hanno poi costruito per loro… come un rifugio per donar loro un po’ di pace e quella protezione che cercavano, forse, quando, ironia della sorte, per mettere al sicuro i loro figli, Maria e Zelindo avevano deciso di salire sull’Appennino.

Credo, oggi, che il grado di silenzio in cui mio nonno e mia nonna sono sprofondati rispetto alla Notte di San Giovanni del giugno 1944 corrisponda all’impronunciabile misura del loro trauma, di tutti i Lasagni, dei Barbieri e di tutte le famiglie delle altre vittime.

Quella notte del 1944, con nostra zia e la sua famiglia, sono stati uccisi altri 27 civili, di cui molte donne, prima stuprate, bambini e un neonato: la loro unica colpa è stata di trovarsi nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.

Sempre ieri, per la prima volta, sono inciampata nei nomi dei militari tedeschi artefici della strage. Dietro l’odio, dietro ai proiettili, alle vessazioni, eccoli lì... i volti di uomini veri… in carne ed ossa. E’ stato po’ come rendermi conto, di nuovo, che sì, accade veramente; non è un episodio scritto sui libri e di cui oggi rimane solo qualche inguardabile foto.

Ho provato rabbia, subito, poi… una pena immensa per loro, per avere dovuto vivere una vita con il ricordo di ciò che fecero quella notte e, forse, anche in altre notti come quella.

Non so: vorrei pensare che anche quei soldati, quel 24 giugno, si sentissero nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, afoni esecutori, loro malgrado, di ordini a cui non potevano dire di no. Mi sforzo di farlo, ma mi è difficile e in questo mio sentimento di impotenza sento che c’è tutto il mio limite di essere umano.

Ho pensato spesso che quella notte, che cade in una santa data, doveva essere una notte bellissima, di quelle notti di giugno in cui in campagna, su una balla di fieno, nulla è più bello che alzare lo sguardo verso il cielo.

Chissà se, anni dopo, quei soldati si saranno mai chiesti che vita avrebbero avuto quei 32 della Bettola se quel 24 giugno avessero potuto alzare gli occhi verso quella cupola stellata e godersela un po’, piuttosto che dover scendere giù, alla Locanda della Bettola, ad eseguire il loro “dovere”.

Non so, ma certamente quei soldati, quella notte, sono stati accecati da quelle logiche della guerra che penso abbiano poi oscurato le loro intere esistenze. Non riesco a perdonarli, ma mi dispiace tanto per loro.

Quindi, dopo quasi 80 anni da quella notte, cara zia Mary, sai cosa penso? Quel 24 giugno 1944 il cielo è diventato ancora più luminoso grazie a voi, ben trentadue nuove stelle a indicarci la via, anche quando era più buia.

Ancora oggi voi ci siete, vivi più che mai e noi qui, piccoli, a mirar la vostra luce.

E’ così, a rischio di sembrare una patetica romantica, che oggi voglio ricordare il 24 giugno 1944: la magica notte in cui il cielo sopra l’Emilia è diventato ancora più avvolgente e sacro... Un ancor più irresistibile Pantheon stellato.

Buon compleanno, cara zia... da tutti noi, ovunque tu, e voi cinque, siate!