LARA MARIA FERRARI
Cronaca

"Ecco come i filmaker si relazionano all’errore"

Intervista ad Alessandro Scillitani, direttore del Reggio Film Festival L’edizione numero 23 apre lunedì con la super ospite Liliana Cavani .

"Ecco come i filmaker  si relazionano all’errore"

Alessandro Scillitani

Liliana Cavani guest star e una kermesse cinematografica tanto cresciuta nel tempo da potersi permettere degli ‘errori’. Giochiamo con le parole, ma neanche tanto, se pensiamo che ‘Errori’ è il titolo scelto per l’edizione n°23 del Reggio Film Festival, che va a incominciare lunedì con la grande regista e proseguirà fino al 10 novembre.

Cavani sarà alle 21 al Novecento di Cavriago per un triplice appuntamento: protagonista di un dialogo, riceverà la Targa Zavattini e presenterà il suo più recente lungometraggio ‘L’ordine del tempo’ in apertura della manifestazione diretta da Alessandro Scillitani. Tra gli ospiti delle giornate la popolare sociolinguista Vera Gheno, che dialogherà con Vanessa Roghi a proposito di grammatica degli errori e numerosi appuntamenti culturali e artistici, in varie sedi fra Reggio e Cavriago, accompagnano il fitto calendario di cortometraggi internazionali in concorso. Oltre 100 opere, selezionate tra le oltre 2000 ricevute da Armenia, Iran, Russia, Israele, Palestina, Portogallo, Cina, Svizzera, Malesia, Francia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Spagna, Olanda, Usa, Bielorussia, Germania, Svezia, Svizzera, Singapore, Indonesia, Emirati Arabi Uniti e Kyrgyzstan. Ecco che cosa ci ha detto il direttore Scillitani.

Il tema dell’errore è uno degli ultimi tabù a cadere, insieme al fallimento. In quali accezioni verrà trattato?

"Parleremo di errori nel linguaggio, di valutazione, e poi i bloopers, gli errori nel cinema. Ci saranno incursioni nell’errore nelle varie arti. E naturalmente collegheremo l’errore al tema dell’intelligenza artificiale. I filmmaker hanno trattato l’errore in modi imprevedibili. Si va dal cocktail sbagliato che si rivelerà letale agli errori di religione, conflitti interiori, urne funerarie rotte per sbaglio, un rider stanco di essere maltrattato che occupa la casa della sua consegna, una donna che cerca di aiutare una migrante e si trova lei stessa in difficoltà, un gatto morto che si finge vivo, estoni che non sanno di dover pagare il biglietto dell’autobus, un uomo che va a trovare l’amante e commette errori, una camgirl che sta per causare la morte di un suo cliente, un uomo apparentemente debole, una donna nera che si finge bianca e ha una relazione virtuale con un nazista, un migrante che entra in una casa e viene preso per il marito scomparso".

Com’è il rapporto della signora Cavani con i corti?

"Liliana Cavani ha esordito con preziosi cortometraggi. ‘Incontro di notte’ (1961) e ‘L’evento’ (1962), incentrati sul tema del razzismo. Poi, prima di approdare alla finzione, ha realizzato diversi documentari, consolidando un’immagine di regista impegnata e innovativa".

Gli errori sono un problema o un’opportunità di apprendimento?

"Dipende, non è facile rispondere. Rodari diceva ’sbagliando si inventa’. È certo che l’errore è una deviazione che porta a intuizioni, a scoperte. Ma non tutti gli errori possono essere considerati un’opportunità. Continuiamo a commetterne sulle guerre, sui cambiamenti climatici. E lì l’invenzione non c’è proprio".

Saranno gli errori umani a consegnarci all’IA o la nostra particolarità unica sarà salva e troveremo una strada, fatta di utili e reciproci compromessi, per una convivenza?

"Nel documentario ‘L’umanità dell’errore’ ci siamo proprio posti questa domanda. Qualcuno dice che avremo presto a che fare con nuovi modelli di intelligenza, in cui impareremo a convivere con le coscienze virtuali e quelle reali. D’altronde, già oggi possiamo continuare a vivere anche quando non ci siamo più, attraverso le mail che abbiamo scritto, attraverso le memorie rielaborate dalle IA... Non so se sia un bene o un male, di certo l’uomo ha grosse responsabilità sul suo stesso destino".