
Elena Russo: prosegue il processo sulla tragedia della studentessa, morta mentre portava pizze
Reggio Emilia, 9 aprile 2025 – “Era Elena a scegliere la Punto per portare le pizze a domicilio: la preferiva perché era più speedy e più piccola del furgoncino”. Davanti al giudice Luigi Tirone ieri è stata sentita la giovane cassiera del locale reggiano per il quale lavorava Elena Russo, la studentessa di Giurisprudenza a Modena che morì a 20 anni in un incidente stradale a San Bartolomeo, nella sera del 30 gennaio 2022, mentre consegnava le pizze al volante dell’auto messa a disposizione dall’attività.
I due titolari, un 50enne e un 34enne, stanno affrontando il dibattimento accusati di omicidio colposo con violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro e del codice stradale. Secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri Stefano Finocchiaro e Denise Panoutsopoulos, gli pneumatici della Punto non garantivano aderenza perché differenti tra loro, vecchi - uno datato 2005 - e consumati; avrebbero causato la sbandata che si rivelò fatale. I genitori, costituiti parte civile, sono assistiti dagli avvocati Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani.
Figura come responsabile civile la compagnia assicurativa dell’auto attraverso l’avvocato Giuseppe Benassi (ieri sostituito dall’avvocato Alberto Prati). La lavoratrice, Sara Romano, è stata sentita come teste della difesa affidata all’avvocato Nino Giordano Ruffini, che ieri le ha chiesto come Russo guidasse. “Una volta, un giovedì intorno alle 21 - ha raccontato Romano, coetanea della scomparsa - Elena aveva l’ultima consegna e io chiesi di accompagnarla: andava molto forte e senza cintura di sicurezza, glielo dissi ma non mi ascoltò”.
La velocità è stata oggetto di valutazioni discordanti: l’ultimo perito incaricato dal giudice Andrea Rat indicò 110 chilometri orari; per la difesa, che la stimò sui 130, fu l’unica causa della morte, mentre per le parti civili lei rispettò il limite dei 50. La cassiera ha poi detto che un cliente (“Ricordo il volto ma non il nome”) “venne nel locale un mese dopo quell’episodio e chiese chi corresse così tanto con la Punto. I titolari dissero che era Elena, perché era lei a guidarla”.
Vivaci i botta e risposta che si sono susseguiti. Quando il pm Panoutsopoulos chiede se i titolari presero iniziative, lei risponde: “Loro le consigliarono di rallentare, lei si scusò e disse che sarebbe andata piano”. Il pm Finocchiaro ha obiettato che nella scorse udienze due rider chiamati a testimoniare avevano detto di dover andare veloci per poter garantire le consegne nel weekend. “Mio fratello, che lavora nel locale occupandosi di consegne anche in contemporanea a Elena - ha risposto la teste - non ha mai corso neppure se era in ritardo. Uno di quei rider non si lamentò mai e neppure lo fece Elena”.
La cassiera ha riferito inoltre che Russo fece qualche giorno di prova con uno dei gestori: “Era la prassi per tutti”. E ha aggiunto che i titolari “si occupavano dei mezzi e della manutenzione: ne parlavano con me. Nessun fattorino si è mai lamentato di quest’aspetto”. Parola poi a Riccardo Berni, altro teste della difesa che fece consegne per il locale dal 2015 al 2021, prima che iniziasse Russo: “La macchine funzionavano sempre bene, non ho mai avuto problemi di sbandamento, la manutenzione la facevano i titolari”. Ha detto che sulla Punto, dov’era montato un fornetto, “c’era un divisorio tra i sedili anteriori e posteriori: la guidai dal 2019 al 2021”. Ha escluso problemi di visibilità. Sui ritmi di lavoro: “Facevamo più o meno una quindicina di consegne a testa io e l’altro fattorino: non ho mai dovuto correre per fare le consegne e quando iniziai fui affiancato da un collega”.