
di Benedetta Salsi
Alessandro Aragona, lei è il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia. Avete perso quattro comuni su quattro nonostante il vento positivo.
"Persi tutti e quattro? Sì, come sempre da 70 anni a questa parte... (sorride). È una terra complicata questa. Ma non deve essere una scusa per noi. Abbiamo perso sonoramente. I dati vanno letti con onestà intellettuale nel contesto della provincia reggiana".
Rispetto al consenso incassato dal centrodestra (e da Fratelli d’Italia in particolare) alle ultime politiche di settembre, negli stessi territori, il confronto è impietoso: a Brescello la coalizione aveva ottenuto quasi il 52%, la vostra candidata il 7,2; a Castelnovo Sotto -15%; calato il consenso anche a Correggio a vantaggio del Pd. Soltanto a San Polo il vostro candidato ha migliorato le performance pur perdendo. Cosa avete sbagliato?
"Sapevamo benissimo che questa tornata era particolare, c’erano comuni molto ostici. Sicuramente usciamo sconfitti, ma il voto conferma ancora una volta che a livello comunale il consenso si indirizza diversamente rispetto alle tornate politiche o europee".
È mancato qualcosa?
"Ci è mancato e continua a mancarci il radicamento del partito sul territorio, la famosa scuola di partito: persone riconosciute e riconoscibili che possano essere una controparte in paese. In più, la capacità di uscire fuori dai simboli di partito e andare oltre il perimetro e convincere le componenti civiche che ci sono. A San Polo ad esempio per noi il risultato è molto buono:abbiamo unito la dimensione civica a quella politica, realtà che rimarrà a San Polo. Abbiamo lasciato qualche voto per strada, ma il comune ce lo siamo conteso fino all’ultimo giorno. Lì abbiamo lavorato bene".
A Castelnovo Sotto Monica ha incassato un 80,5%.
"Lì siamo stati poco attrattivi verso il mondo civico, che 5 anni fa aveva una sua lista: non abbiamo preso neanche un voto da lì. A Brescello la nostra candidatura non è stata capita evidentemente. Ora saremo comunque molto vigili, da fuori, per vedere se un cambio di passo ci sarà: nella situazione passata non tutto è stato trasparente, anzi tante cose torbide ci sono state. A Correggio invece il Pd perde circa 500 voti e la coalizione 1.110 voti in termini numerici. Ma neanche lì abbiamo guadagnato. Anche l’astensionismo, va detto, rappresenta un problema. Non deve essere comunque una scusa".
Non avete sbagliato i candidati?
"No. Credo avessimo ottimi candidati, ma soprattutto nella provincia reggiana ci sono altre dinamiche. Troppo poco radicamento sul territorio delle nostre squadre. Il problema è essere riconosciuti come interlocutori storici. Ora dobbiamo fare ammenda, lavorare e migliorare".
A questo punto la corsa il prossimo anno per il sindaco di Reggio la spaventa di più? Diceva che avreste vinto.
"Reggio città? No, non mi spaventa un po’ di più. Ogni tornata è a sé e dipende da realtà geografiche diverse. Sul comune capoluogo l’elezione assume caratteri non così locali. Sono sicuro che possiamo essere assolutamente competitivi con la persona giusta e la squadra giusta".
Avete già scelto il candidato?
"No. Ma da domattina saremo già in campo con tutti i comuni che andranno al voto l’anno prossimo, su tutti Reggio. Cominceremo a interloquire con tutti gli attori e costruiremo la squadra per vincere".
Farete alleanze più ampie?
"Siamo sempre pronti ad allargare il perimetro del centrodestra. Dobbiamo ragionare. Ma sul comune capoluogo il radicamento c’è. È un’ottima base di partenza. Sono molto tranquillo e ancora assolutamente ottimista, come ieri. Ma so anche che da soli non si vince, non basta il candidato. Servono anche le persone che ti mettono intorno".