
Andrea Gollini, direttore della Caritas reggiana Il progetto mira ad ampliare il numero di persone accolte, coinvolgiamo nuovi proprietari»
L’emergenza abitativa è ormai un problema acclarato per la nostra città e coinvolge diverse fasce della popolazione, tanto da essere sottolineata anche dal primo cittadino Marco Massari e dal Vescovo Morandi nelle interviste rilasciate al nostro giornale a fine anno. Chi sta cercando di dare una risposta concreta alla questione, soprattutto nei confronti dei più fragili che hanno sperimentato la vita di strada, è la Caritas diocesana che traccia un bilancio del primo anno di vita del progetto ‘Nà cà in cò‘ ossia, tradotto dal dialetto, ‘Una casa in testa’. Chi ha una casa vuota, può partecipare al progetto per aiutare chi sta cercando di ricostruire una vita dignitosa, un investimento sociale protetto dalle garanzie economiche e di gestione del rapporto con l’affittuario messe in campo da Caritas. "Negli anni – dice Andrea Gollini, direttore della Caritas reggiana – abbiamo incontrato un crescente numero di persone senza dimora e abbiamo colto che il tradizionale approccio incentrato sulla risposta emergenziale ai bisogni, come il dormitorio e l’accoglienza invernale, non riusciva nella maggior parte dei casi a cambiare significativamente la vita delle persone che rischiavano di ritrovarsi in strada dopo l’accoglienza. Per questo motivo, abbiamo avviato l’esperienza delle locande di accoglienza, strutture residenziali in cui grazie al lavoro di educatori e volontari accompagniamo le persone in difficoltà verso un miglioramento significativo della loro condizione. Tuttavia ci siamo accorti che per alcune persone provenienti dalla strada la dimensione di vita comunitaria risulta difficilmente sostenibile e quindi abbiamo iniziato a sperimentare anche l’approccio del ’Housing First‘, un approccio innovativo che garantisce un’abitazione stabile come primo passo fondamentale per favorire l’inclusione sociale e il recupero delle persone in situazioni di grave emarginazione".
Ci può tracciare un bilancio di questi primi mesi? "Il progetto ha dimostrato un impatto positivo. Ai due appartamenti messi a disposizione dalla Caritas si è aggiunto un primo appartamento messo a disposizione da un privato. In questi spazi 4 persone hanno potuto accedere a un’abitazione stabile, che ha rappresentato per loro un punto di partenza verso una maggiore autonomia e un miglioramento del benessere psicologico e relazionale. Il nostro obiettivo sarebbe quello di passare da tre a sei appartamenti nel corso dell’anno, arrivando a una decina di persone accolte".
E il futuro cosa riserva? "Il progetto mira ad ampliare il numero di persone accolte, grazie a una maggiore sensibilizzazione e al coinvolgimento di nuovi proprietari disponibili a mettere immobili. Inoltre, migliorare i percorsi personalizzati di inserimento sociale e formazione lavorativa, per favorire una reale autonomia economica delle persone. Poi, creare spazi di incontro e socializzazione, come laboratori comunitari o iniziative culturali, per favorire il dialogo e l’integrazione tra i beneficiari e la comunità locale".
Cesare Corbelli