Emergenza infermieri nelle Rsa "Li cerchiamo persino in Paraguay"

Coopselios, che gestisce 32 strutture in Italia, ha inviato emissari anche in Romania e Ucraina. Villa Verde, su 80 dipendenti, ne ha persi quasi 30: "Ora che ci sono i concorsi, vanno nel pubblico"

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di Daniele Petrone

"Dall’estate a oggi abbiamo assunto una ventina di operatori che vengono dall’estero. Abbiamo nostri emissari in Romania e Ucraina per tenere dei colloqui. E in videoconferenza col Paraguay a caccia di maestranze".

È l’allarme lanciato da Raul Cavalli, direttore generale di Coopselios, colosso cooperativo sociale, che gestisce 32 Rsa in tutta Italia con 2.500 persone curati nelle residenze, 1.600 a domicilio tra anziani e disabili (nella sola Emilia-Romagna segue 841 anziani nelle strutture di Reggio, Parma e Piacenza, nonché 539 assistiti a casa). Strutture sanitarie, cliniche private e aziende di servizi alla persona, costrette a cercare infermieri e operatori socio sanitari nei Paesi dell’Est Europa e del Sudamerica. Proprio noi, fiore all’occhiello della sanità europea. Un fenomeno che si sta diffondendo, non solo nella nostra provincia, ma in tutta Italia a causa della carenza numerica di figure professionali medico sanitarie.

In primis manca il ricambio generazionale a fronte di numerosi pensionamenti, non essendoci abbastanza laureati (a fronte anche di percorsi universitari lunghissimi) per coprire sia la forte richiesta di professioni del settore – più che raddoppiata dalla pandemia in poi – sia l’esodo dal privato al pubblico (anche se in talune situazioni avviene il percorso opposto). Come rivela anche Orazio Cassiani, responsabile infermieristico di Villa Verde. "La nostra struttura conta circa 80 infermieri professionali di cui circa 2530 hanno fatto il concorso per passare al pubblico. Negli ultimi mesi riscontriamo difficoltà nel reperire nuovo personale, anche se, ad oggi, non abbiamo avuto necessità di ricorrere a personale straniero. Stiamo mettendo in campo strategie per fidelizzare i nostri dipendenti e ridurre l’esodo e al tempo stesso, grazie a una convenzione con l’Università di Modena e Reggio, siamo sede di tirocinio per formare nuove leve".

Sempre Cavalli dipinge il quadro in toni scuri: "Questo è un tema rilevante non solo nel nostro settore, ma ne va della tenuta dell’intero Paese. Occorre fare riflessioni e analisi serie – chiosa Cavalli – A livello nazionale c’è una scopertura di centinaia di posti in organico e rischiamo di non poter mettere a frutto gli 8 miliardi del Pnrr destinati alla sanità". Non si corra il rischio di fare l’equazione straniero uguale meno competente, anche se le difficoltà ci sono. "La differenza la fanno le persone – spiega Cavalli – Non c’entra la nazionalità. Abbiamo già da anni professioniste di provenienza straniera e siamo tranquilli sulle loro competenze avendo conseguito titoli riconosciuti nel nostro Paese. Anche se spesso, a seconda dei percorsi di riconoscimento della laurea in Unione Europea, non sempre è così: alcune infermiere formatesi in altre nazioni, da noi non possono toccare una siringa. Poi di certo l’ostacolo culturale e linguistico, in qualche modo all’inizio pesa e influisce perché la relazione coi pazienti conta eccome".

Infine per le case residenze anziani, l’urgenza non è immediata potendo contare sulla preziosa collaborazione dell’Ausl, ma il problema rischia di arrivare anche qui. "Il contratto di servizio prevede 48 persone, oggi mancano quasi 8,5 unità – spiega Mariella Martini, dirigente Asp-Città delle Persone – Vista la carenza di infermieri, a causa delle difficoltà di reclutamento, per garantire l’assistenza dovuta è necessaria fare ricorso ai cosiddetti ‘turni spezzati’ nonché a sistemi di incentivazione per poter avere più ore di lavoro. Tanto per dirvi, anche la coordinatrice dell’assistenza infermieristica si è più volte messa in turno per coprire le carenze. La situazione è oggettivamente difficile".