Francesca Chilloni
"Una situazione di incertezza inaccettabile per circa 250 lavoratori, che tra l’altro attualmente sono quasi tutti a casa in solidarietà". Così Giuseppe Prisco di Fiom Cgil commenta lo stato delle trattative per l’eventuale cessione di Ems Group all’indomani dell’incontro che si è svolto in Regione con i rappresentanti dell’azienda – il fondo lussemburghese Xenon Private Equity – per valutare le offerte vincolanti di acquisto. La precarietà e le pochissime notizie che i dirigenti aziendali lasciano trapelare anche alle istituzioni a fronte del rischio di fallimento hanno portato le organizzazioni sindacali a organizzare per questa mattina a partire dalle 9 un presidio dei lavoratori davanti al Municipio di Montecchio e a chiedere di essere ricevuti dal sindaco Fausto Torelli per discutere del loro futuro. Anche di quello più immediato, dato che la prossima settimana scatterà pressoché per tutti la solidarietà. Sarà presente anche una delegazione dei 50 dipendenti degli stabilimenti di Fontevivo (Pr), che a novembre Ems Group aveva annunciato di voler chiudere. L’azienda nata dall’aggregazione delle montecchiesi Emmeti, Mectra, Logik, Zecchetti e della parmense Sipac avrebbe accumulato un passivo di 300 milioni di euro. Il giudice del Tribunale di Reggio ha concesso una proroga di 60 giorni del periodo di protezione (cioè il congelamento delle istanze avanzate dai creditori come azioni giudiziarie), che era scaduto il 7 dicembre. E questo di fatto annullerebbe l’udienza fissata per il 23 gennaio proprio per analizzare le pretese dei creditori. In questi due mesi perciò si giocherà il futuro dell’Ems, dei suoi dipendenti e anche di un importante indotto locale, in cui si trovano molti creditori. In campo con un’offerta vincolante di acquisto sarebbe rimasto solo un soggetto industriale italiano, sempre del settore packaging, ma voci di corridoio parlano di clausole molto stressanti contenute nella proposta; c’è poi un secondo soggetto, la cui proposta pare meno concreta e percorribile. Poco altro è stato illustrato all’incontro di Bologna dall’amministratore delegato Casci nonostante la presenza al tavolo delle rappresentanze sindacali, del sindaco e dell’assessore Ferri, e del dottor Francesco Notari, commercialista, l’esperto nominato nell’ambito della procedura di composizione negoziata della crisi aziendale. Se Ems dovesse fallire, oltre ai posti di lavoro, si perderebbe un patrimonio aziendale di know how che ha contribuito a dare alla Val d’Enza il nome di "distretto del packaing" e darebbe, in una congiuntura generale non ottima, una mazzata a tante imprese locali che operano nell’indotto.