Ente Veneri, tensione tra il Cda e le famiglie

Animata assemblea a Fogliano sulla vendita dei terreni decisa a maggioranza dai rappresentanti eletti da Comune e Curia

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di Ylenia Rocco

Poca trasparenza, mancanza di confronto e clima aspro: da un anno a questa parte i residenti di Fogliano, Bosco e Noce (nei rispettivi comuni di Reggio Emilia, Scandiano e Albinea) lamentano una situazione spiacevole.

L’altra sera, nel salone della parrocchia di San Colombarone, a Fogliano, si è svolta l’assemblea pubblica (foto) della fondazione "Ente Veneri" al fine di chiarire le motivazioni, i tempi e le proprietà che la stessa Fondazione ha intenzione di dismettere, ma soprattutto a quali investimenti alternativi voglia destinare il ricavato, nel pieno rispetto dello Statuto, a seguito delle numerose richieste da parte dei residenti.

Ma per capire tali richieste, e la nascita di un clima così difficile, è necessario fare un passo indietro.

La Fondazione "Ente Veneri" gestisce e sostiene l’omonima scuola materna per l’infanzia ed ha lo scopo prioritario di accogliere i bambini dell’età dai 3 ai 6 anni, appartenenti alle famiglie della parrocchia per assisterli e curarne l’educazione intellettuale, morale e religiosa secondo i principi della religione cristiana-cattolica, nonché l’educazione fisica e civile.

Nel consiglio di amministrazione solitamente sono presenti due persone nominate dal sindaco – tra cui il presidente della Fondazione, Matteo Campanini – e altre due persone nominate dalla Curia.

A fare da ago della bilancia è la rappresentante delle famiglie, eletta lo scorso dicembre. L’equilibrio nel Cda sembra essersi rotto - secondo i residenti della parrocchia, nonché beneficiari della Fondazione – da qualche anno perché Curia e Comune sono sempre in accordo su tutto e la nota dolente diventa così la rappresentante delle famiglie.

Ma ad alimentare le tensioni è stata una delibera del 24 marzo per la vendita di un terreno con un importo di un milione e duecentocinquantamila euro. La rappresentante delle famiglie avrebbe ricevuto solamente in tale Consiglio il relativo documento, non avendo avuto così il tempo necessario per leggerlo ed esaminarlo.

Ed è proprio a seguito di questo consiglio che le famiglie della parrocchia hanno messo a fuoco la situazione: la Fondazione, secondo queste voci critiche, ha venduto e continua a vendere le proprietà all’insaputa di tutti, senza nemmeno comunicare un progetto di investimento.

Ma dallo Statuto, secondo l’articolo 4, avrebbe il dovere di sostenere le spese della scuola con la rendita del patrimonio.

L’altra sera perciò sono stati numerosi gli interventi relativi alle modalità di vendita delle 90 biolche; è emerso il dispiacere dei beneficiari della Fondazione per aver scoperto solo in questo modo dell’alienazione dei poderi ma soprattutto la preoccupazione che, nel caso in cui si vendesse tutto il patrimonio, la scuola non riuscirebbe a gestire le spese.

Il presidente Matteo Campanini, dall’altra parte, non ha voluto, per il momento, rilasciare alcuna dichiarazione.